C’è il libero pensatore che crede di dispensare saggezza ad
ogni suo post.
Ma ti pare questo il modo di iniziare un articolo? Sì,perché
lo lego concettualmente a quello di qualche tempo fa sull’uso manipolatorio e
strumentale che faccio di Facebook, come laboratorio di osservazione
sociologica. Perché è bene capire il mondo che ti circonda e la rete ne è un
esempio per eccesso, perché non guardare in faccia una persona mentre le parli,
bhé abbatte i freni inibitori, scatena il vero te che c’hai dentro.
Allora c’è questa categoria degli illuminati, che ha sempre
da dire qualche cosa, e spesso –eufemismo- con quel tono predicatorio che, se
il soggetto si definisce credente, assume sfumature omiletiche millenariste
(prototipo il padreCristoforesco “verrà un giorno!”), oppure, se invece il tipo
professa laicismo libero e vero, scivola rapidamente in insulti che, a ben
vedere, contraddicono alla radice quel famoso (e presunto falso: insomma un
esempio preistorico di fake tweet) aforisma attribuito a Voltaire: non
condivido nulla di ciò che dici ma mi batterò fino alla morte perché tu possa
dirlo. Che il più delle volte diventa: se anche per errore mi capitasse di
condividere quello che dici, puoi stare certo che mi batterò fino alla tua
morte perché tu non possa mia più ripeterlo.
Così tra minacce di dannazioni eterne e di fini prossime, a
volte coincidenti con bannaggi su FB, si tratta di navigare a vista lasciando
cadere qualche frase di quelle ben assestate che svelano i cuori, come segno di
contraddizione, e rivelano che libero pensatore il più delle volte significa
solo pensiero il libertà, specialmente dalla razionalità. Che può capitare a
tutti si intende, ma quando diventa abitudine, ecco, per lo meno solleva dei
dubbi.
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