C’è un’immagine ricorrente che tormenta i miei sogni, e che
mi riprende per i capelli spesso per trascinarmi indietro nel tempo fino ad un
pomeriggio grigio di primavera del 1977 o giù di lì. Torneo di calcio del
liceo, giochiamo contro la B, odiata rivale non solo sportiva. Trovo posto in
squadra per via di qualche assenza non prevista. E vivo il mio momento
speciale.
Accidentalmente schierato all’ala destra, grazie ad un
contropiede acceso da un rimpallo, mi trovo a correre da solo palla al piede
verso la porta avversaria inseguito ad oltre sei metri dal più vicino dei
difensori avversari.
Ecco è uno di quei momenti in cui senti che tutto può
cambiare, quei momenti che nei film ti fanno vedere da cinque o sei angolature
diverse, al rallentatore, dove l’eroe fronte alzata e viso intenso, sa di stare
per entrare nella gloria e già pregusta lo sciogliersi della tensione in sala
allorché non deluderà il suo pubblico. E se invece dell’eroe si tratta dello
sfigato di turno, quello che tutti sanno già che sbaglierà tutto, già si legge
sulla sua faccia quell’amarezza sofferta e un po’ strappalacrime.
E invece quando capita a te quel momento non dura mica dieci
minuti, ma neppure dieci secondi forse e siccome non sai come va a finire c’hai
dentro tutto e il suo contrario e sai già che comunque vada quel momento lì te
lo porterai dentro sempre e un impatto insomma ce l’avrà.
Quindi nel ricordo quell’azione finisce con il mio tiro che
s’infrange sul braccio alzato del portiere che si stava lanciando contro di me
al limite della sua area e con la partita che finisce 0 a 0. E non si sono
preso neanche le parole dei compagni, che quando non ti aspetti nulla da una
schiappa non puoi poi chiederle conto degli errori. Ecco.
Ecco che però nel sogno quel pallone supera il portiere,
morbido, leggero, lentamente e con lievità e dolcezza gonfia la rete e tutti mi
corrono incontro e mi abbracciano e ne parlano e lo raccontano e il mio nome
resta scritto da qualche parte.
Allora forse è il rimpianto che domina i miei pensieri? Che
io vivo dentro una bolla dove un gol mancato strizza come uno schiaccianoci?
No. Anzi. C’è che questa roba qui ti fa pensare, come la
vita poteva cambiare e non lo ha fatto o forse invece è cambiata perché quel
pallone poteva andare dentro e non c’è andato e forse ho conosciuto mia moglie
proprio perché non sono diventato l’eroe della partita.
E tutto cambia. Ti accorgi che la tua ricchezza non sta nel
desiderare quello che avresti potuto essere, ma nell’amare con tutta la forza
quello che sei. E continuare a meritartelo!
Bellissimo questo racconto! Mi ci ritrovo. No io non ho partecipato ad un torneo di calcetto. Ma alcuni anni prima di te, alle medie, vissi un'esperienza simile alla tua. Anch'io imbranata, timida, avrei voluto emergere nello sport e invece durante una gara di corsa (forse i 100 m, non ricordo ora) quando mi ero preparata al massimo sono stata bloccata appena partita, da una compagna di scuola che, mai venuta agli allenamenti, mi tagliò la strada impedendomi di arrivare al traguardo. La professoressa mi disse che la mia compagna era stata squalificata, ma non fu una consolazione. La delusione fu talmente cocente e mi lasciò un'amarezza ancora viva! Come ti comprendo! e che bello il tuo modo di riflettere sul tuo sogno ricorrente.
RispondiEliminaL'importante è capire se nell'armadio abbiamo scheletri o borse da viaggio che ci hanno facilitato nel percorso della nostra vita.
RispondiEliminaSono ormai dell'idea che il rimpianto è uno spreco che non possiamo permetterci: meglio la speranza che il passato sia stato il migliore possibile....
;-)
grazie!
A voler essere pessimista di rimpianti ne vedrei parecchi nel mio passato, ma ho imparato a non considerarli, a non accorgermi di loro e vedere, invece, come la via abbia intessuta la sua trama di coincidenze per farmi arrivare dove sono ora. Felice ma non ancora soddisfatta perchè c'è sempre spazio per la sorpresa e il miglioramento.
RispondiEliminaMi piace e mi consola il tuo consiglio. Non desidero ciò che non è stato(magari a volte ci fantastico su, ma solo come esercizio di fantasia, senza attese o pretese)e amo invece ciò che sono e ciò che ho realizzato.
Il bello è che ho ancora tanto da fare, non mi fermo mica qui!!
Grazie per il post
Cri
Grazie a te Cri, certo che non ti fermi qui ci mancherebbe mai...
RispondiEliminaa presto!