Vorrei sapere quando è stato il momento, quando poter dire:
ecco, è lì che è cominciato. Come quando tramonta il sole e va giù ed come un
interruttore: prima lo vedevi adesso è sparito. Come dove finisce la pioggia,
stai lì al confine e stendi le braccia tese e un braccio sta di quale ed è
bagnato e l’altro di là è asciutto. Ecco, come vedere uscire dal grattacielo
persone affrante in maniche di camicia e uno scatolone con su scritto Lehman
Brothers e dire qui tiro una riga, qui è iniziata ufficialmente la crisi.
Così vorrei sapere quando l’Italia ha cominciato a morire.
Perché da qualche parte è successo, una leggera deviazione,
un inciampo, un errore di programmazione. Una crepa nella giara, che non ha
provocato una perdita quanto un inquinamento, una infiltrazione. Quand’è che
abbiamo perso la chiarezza dello sguardo fiero levato contro il sole e abbiamo
iniziato a chinarci cupi verso gli inferi? Quand’è che abbiamo sciolto la
certezza nel futuro nell’egoismo del presente? Quand’è che ci siamo trasformati
da eroi e navigatori in furbetti del quartierino?
Perché noi siamo quel popolo che ha descritto Bisio a
SanRemo, che si rispecchia nei politici, che magari li invia anche perché son
astuti –ingenuamente e tragicamente astuti- e nessuno li incastra. Li incastrava
diciamo.
Perché noi siamo il popolo che sfaretta per proteggere dalla
pattuglia dei carabinieri la vettura che procede oltre il limite di velocità,
confondendo così complicità con servizio.
Noi siamo quelli che fanno di tutto per saltare una coda fregando
gli altri nel traffico e alla posta, allo stadio e nei concorsi.
Noi siamo quelli che non si fermano ai semafori o ai
passaggi pedonali.
Noi siamo quelli che non danno e non si fanno dare lo
scontrino.
Noi siamo quelli che amiamo talmente i figli da rovinarli senza
mai trovare l’equilibrio tra autoritarismo e lassismo, tra un amore che soffoca
e un indifferenza che prosciuga.
Quand’è stato e dove, ditemelo, qualcuno ha immesso una nota
stonata nell’armonia e lentamente questa si è cacofonizzata, mirabile
espressione inventata che mescola greco e dialetto, che un po’ tutti cafoni lo
siamo diventati.
Com’è successo che abbiamo lentamente sostituito la
generosità con l’egoismo, la disponibilità con l’autoreferenzialità che adesso abbiamo
sempre ragione noi e che la parola scusa è protetta dall’Accademia della Crusca
come una volta il panda dal WWF: per prevenirne l’estinzione.
Sarà mia quando qualcuno, per sapiente e diabolico errore, si
è perso una consonante è ha scritto a lettere maiuscole che quelle che conta è
solo IO?
E' successo poco alla volta, chi si ricorda più quando, eppure siamo scesi sempre più in basso e siamo arrivati al punto che i politici fanno campagna elettorale con i cagnolini, i pifferi magici, gli scheletri da scoprire negli armadi, le lauree finte...E tutti i pecoroni al seguito, sognando di diventare tronisti, veline, ospiti del Grande fratello. Poveri noi!
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