Lo so: faccio un uso strumentale di Facebook. Come
laboratorio: per osservazioni in vitro di comportamenti sociali. Lancio
provocazioni e vedo quello che succede. Provocazioni poi.. diciamo affermazioni
categoriche, e un tanti nello marcate –a volte, altre.. di più che un tanti
nello- di valori nei quali credo profondamente. Ecco: mai stato mendace, né
scorretto. Ma violento sì: intendiamoci però. Di quella violenza che si
impossessa del cielo, di quella violenza che sta dentro la forza delle verità,
perché questa è violenta, cruda, a volte anche crudele. E squarcia.
E poi sto a vedere: mica per deridere si intende, ma per
capire. Dove stiamo arrivando, come fare per intervenire, dove io sto
sbagliando. Perché negli errori degli altri si trovano i propri peccati.
Così mi imbatto sempre più di frequente in alcune categorie,
fatto salvo che questa è solo una scorciatoia data l’impossibilità di
rinchiudere in confini ben precisi le persone, tra le quali quella che in
questo momento più mi colpisce è quella delle mamme (spesso single) ansiose e
rabbiose. Non so da dove nasce questo livore, posso comprenderlo, spesso da un
dolore inferto da un uomo puerile e disertore, che le ha tradite in molti modi
prima di lasciarle. E uomini così, che hanno rinunciato alla loro virilità,
meritano spesso solo disprezzo. Ma non cerco colpe o responsabilità, non mi
interessa la causa a monte, la ragione –che è sempre “ben altra”- o la
necessità. Osservo. Analizzo fatti, sciolti dalle persone e dalle storie.
E vedo appunto mamme single che diventano leonesse e orse
per difendere i loro piccoli, magari ormai ventenni, dal mondo cattivo che non
li apprezza, non li valorizza: non li capisce. E che reagiscono ad affermazioni
sulla famiglia con un livore che può mostrare, in genere, solo chi è stato
ferito sul vivo, chi ha ricevuto un colpo sulla piaga purulenta, che ancora fa
ma. Se non mi riguarda, non mi arrabbio. Basta dire che il rapporto con il
coniuge – regolarmente sposato (coniuge o consorte infatti, non compagno: che
ci divido la sorte e quel giogo che è soave, non mi limito a spezzare insieme
il pane, che questo lo faccio con chiunque, meglio se davanti ad una bottiglia
di vino) e di sesso opposto- viene prima, sempre, di quello con i figli che si
scatena la tempesta perfetta, altro che i Maya: e se uno il compagno non ce
l’ha? E allora vuol dire che fuori dalla coppia i figli non sono mai felici? E
allora stiamo affermando che senza coppia non c’è famiglia? Per la verità
appunto no, ma quello che mi interessa e questo comportamento sociale, questa
reazione, sempre categorica, sempre apocalittica, senza mai un bricioli di
riflessione, di ragionamento, di autocritica –che in fin dei conti sbagliamo
tutti spesso- fino a giungere a quell’assurdo logico, che fa pensare al famoso
quesito dell’antichità sulla validità dell’affermazione di Critone il cretese
“tutti i cretesi mentono”, “io non credo mai a quelli che affermano di avere la
verità in mano”, detto appunto come una verità non solo da portare in mano, ma
da sbattere in faccia.
E dunque? Come affrontare e gestire questo comportamento
litigioso e rissoso e prevaricatore che brandisce diritti come se fossero nuovi
fondamenti dell’essere e finisce per spingere nell’angolo la normalità, che
ricordo è cosa ben diversa dalla consuetudine: questa infatti è ciò che accede
sovente, l’altra è la norma, cioè la verità.
Finiremo con in quella vignetta di Staino dove Bobo e la moglie
si vedono incoraggiare da una professoressa condiscendente “comunque in consigli di classe terremo conto della particolare
condizione familiare di Michele… non è facile oggi essere figli di genitori NON
separati”
[...]“io non credo mai a quelli che affermano di avere la verità in mano”, detto appunto come una verità non solo da portare in mano, ma da sbattere in faccia.
RispondiEliminaE dunque? Come affrontare e gestire questo comportamento litigioso e rissoso e prevaricatore che brandisce diritti come se fossero nuovi fondamenti dell’essere e finisce per spingere nell’angolo la normalità, che ricordo è cosa ben diversa dalla consuetudine: questa infatti è ciò che accede sovente, l’altra è la norma, cioè la verità.[...]
Sublime! Ma la domanda resta senza nessuna risposta, ahimè ... o ce n'è una?
io faccio le domande, signor Rino, le risposte me le dovete dare voi!
RispondiElimina;-)
proviamoci insieme!
Interestinng thoughts
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