E così sono 28. O 33. Dipende da come li guardi. Comunque
pochi.
Era grigio quella mattina. È sempre grigio la mattina, fa
bello scriverlo anche se c’era un sole che neppure a ferragosto. Perché evoca
un inizio sobrio e sommesso.
Comunque era grigio davvero. E mi son svegliato presto nella
mia stanzetta alla Casa del Giovane la Madonnina dove abitavo come obiettore di
coscienza. E poi la sera prima l’Inter era uscito dalla Coppa dei Campioni in
semifinale contro il Real a Madrid, la famosa partita della biglia e di Bergomi
abbattuto. Che passare così l’ultima sera da scapolo… in un certo qual modo è
già un’icona della vita che verrà. Da interista si intende.
Comunque era grigio e sono andato in chiesa, la cappellina
intitolata alla Madonnina dell’Istituto, a dare una mano a mettere a posto le
sedie.
E poi a incontrare il coro. Ero già vestito da sposo, con la
cravatta di mio padre, del suo matrimonio.
È iniziato così, senza botti o strappi, ma con una
grandinata di affetto da un numero innumerevole di persone, molte delle quali
sono ancora in vita. Non so se ce l’eravamo meritato o se era solo un credito
per indicarci la strada, fatto sta che questa storia delle amicizie e
dell’affetto ha accompagnato la nostra vita. E ancora oggi è canzone che suona
sempre in sottofondo, qualche volta conquistando il primo piano come in un film
in cui lui viaggia in metropolitana, si appoggia al vetro mentre fuori scorre
Manhattan –meglio se di notte o all’alba- e la musica avvolge tutto. E
racconta.
Ora ce ne sono successe di cose in questi 28 anni di
matrimonio, e 33 compreso il fidanzamento. E tutto è cominciato nel 1980 in
terra Toscana, complice una gita scolastica nella quale mi ero infiltrato con
la complicità del professore che non disdegnava la compagnia di quel fresco
ex-alunno. Pineta di Tirrenia: fu lei la galeotta, nessun libro. Semmai un
piatto di pappardelle al sugo di lepre, perché va bene romantici, ma anche
concreti. Un segno.
E siamo qui.
Non abbiamo fatto nulla di speciale,
se non volerci bene. E ci sono tante famiglie che lo fanno anche meglio di noi.
E da più anni. C'è bisogno di testimoniarlo? Oggi sì, e la cosa da un lato
affascina ma dall'altro preoccupa: per certi versi è come testimoniare che
l'acqua è bagnata....
Mi fa un enorme piacere che ieri
quando ho messo su un po’ di foto su FB, ieri che era il giorno giusto, il 25
aprile, sono stato sommerso da una cascata di affetto e sorrisi. E non so se me
li merito, mentre mia moglie sì so che se li merita.
E la cosa mi ha fatto riflettere
molto, specie se confrontata con una certa sofferenza che colgo in giro. Perché
io questo dolore non lo conosco e non lo so nominare, definire, circoscrivere.
Che quando da me è sparita quella
dimensione di attesa, di solitudine, che aveva solcato la mia adolescenza contribuendo
a forgiare quell’autostima che m’è così servita nella vita, ero poco più che un
ragazzo.
Il dono di avere da sempre (33 anni
su 53) a proprio fianco una persona che ti ama e ti sorregge finisci per darlo
così per scontato che da una parte non ringrazi a mai a sufficienza e
dall'altra non comprendi il dolore di chi non ha avuto questa fortuna.
E ce lo siamo detti, anche in modo
esplicito, secco, brusco, innamorato, che non siamo ancora sazi di stare
insieme, anzi più si va avanti più ci viene voglia di stare sempre di più
insieme. Senza esagerare si intende.
In un bel film di molti anni fa,
Amore tre le rovine, un vecchio Laurence Oliver diceva ad una vecchia Katherine
Hepburn, ex-fidanzata persa, dispersa e ritrovata quando la vita era quasi
giunta a fine corsa, “invecchiamo insieme”.
Sì, Lo voglio, E non ho bisogno di
chiederlo. Solo di augurarlo.
Ricordo i miei genitori, dopo 50 anni di matrimonio, seduti accanto sul sofà, mano nella mano, e mi struggo al pensiero che, al compimento dei 60 anni, mamma non fosse più in grado di capire quanto amore aveva ricevuto e donato. Noi siamo quasi a 33, voi a 28. Non posso che sperare ed augurare a noi e a voi di trascorrere ancora tanti anni insieme, invecchiando e riconoscendo il grande dono ricevuto: la capacità di amare, rispettare, ascoltare, consolare l'un l'altro come se fosse sempre il primo giorno. Auguri ancora!
RispondiEliminaSei davvero una persona limpida e profonda Katherine, e questi ricordi e auguri sono belli e graditi. Augurissimi a voi per i vostri 33 anni!
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