Ci
piace viaggiare, ci piace mangiare. E sebbene siamo italiani ci siamo trovati
sempre bene in tutto il mondo. Beh tranne che in Olanda, spiace dirlo, ma lì
proprio c’è sembrato di dover sopravvivere depredando la colazione per
resistere al cibo dei pranzi. Ma forse siamo stati mal consigliati.
Ma
viaggiare e mangiare sono due cose che possono condurre ad altro perché
ricordando i ristoranti che proprio non potevamo dimenticare e che quasi quasi
valgono un nuovo viaggio c’è venuto spontaneo collegarli a qualche cosa di più,
alla loro storia, alla nostra storia e allora il cibo diventava immagine di
altro, di vissuti che si incastravano come in Touch o in Crash, per gettare
luce sul futuro e sulla propria intimità.
Per
cui vorrei descrivere alcuni di questi luoghi, dell’anima e della gastronomia,
per condividere racconti che meritano di essere ascoltati.
E
il primo narra di Pie in the Sky ossia della responsabilità personale.
Immaginatevi
di percorrere un lungo sentieri alberato, che corre parallelo al mare, lungo la
parte cicciona della virgola di
Cape Codd, appena sotto Boston. E di sbucare fuori all’improvviso in un
piccolo porto, ma grande perché da lì partono i traghetti per Marta’s Vineyard
e quelle ville dove si scrive la storia della nobiltà statunitense, tra trini e
vaporosi the all’inglese. E di sedervi stanchi sopra le panche legnose di un
baretto che sembra sbucato fuori da una storie di pirati. Pie in the sky si
chiama. Quattro cose da mangiare, ma la torta di pane imbevuta di rhum è da
paradiso, al punto che gli abbiamo chiesto la ricetta per email e ce l’hanno anche mandata. Loro. Perché
a gestore questo posto sono una manciata di ragazzi che il più grande avrà
vent’anni e il più piccolo quindici. Fanno tutto loro: cucinano, servono,
puliscono, lavano, sorridono, accolgono, raccontano storie.
Con
grande responsabilità. Quando da noi a quell’età lì le mamme li portano ancora
in macchina dove devono andar perché povera stella non sia mai che faccia un
po’ di fatica che poi si sciupa.
E
questi sgobbano, e senza lamentarsi, anzi con l’orgoglio di essere lì a
costruirsi la vita. Ditemi se non è senso di responsabilità!
Anche a me piace molto osservare dove sono i ristoranti dove mangio quando viaggio, ma non solo quando viaggio. Mi piace parlare con il gestore e con i camerieri e di solito vengo rapita dalle loro storie. Mi piace sì mangiare bene ma mi interessa altro.
RispondiEliminaHai ragione nel dire che in giro per il mondo trovi bimbi e adolescenti che sono molto autonomi e si danno da fare presto. Mi viene da farti un paragone che non c'entra nulla con la ristorazione ma con l'argomento.
Vicino casa mia hanno aperto un parrucchiere e a gestirlo sono come ormai una grande quantità di attività, i cinesi. Una volta ho provato a farmi fare solo una piega attirata dal prezzo di 10 euro quando la mia solita mi chiede 14-16 euro e desiderosa di conoscere il loro modo di lavorare. Beh il negozio è gestito da una coppia di ragazzini lei di 22 e lui di 20 anni e sono bravissimi. Sono qui in Italia da soli e hanno fatto corsi su corsi, sanno benissimo l'italiano, sono dei gran simpaticoni e lavorano bene. Pensa te se un ragazzo così giovane italiano gestirebbe mai un negozio all'estero, i nostri se sono un pò indipendenti vanno a fare i camerieri o le ragazze alla pari o a studiare..o no???
Ho lanciato un'iniziativa nel mio blog..immagino che tu da uomo non sei adatto a partecipare ma se vuoi comprare qualcosa per partecipare o farti fare qualcosa da qualcuno saprò che proviene da te.
Buona serata
Francesca
grazie vengo a trovarti e vedo come posso fare... grazie di questo bel commento!
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