Già perché c’è anche il tempo sul quale è necessario
imparare. E tempo per noi vuol dire tre cose. Chiaro che ne vuol dire molte di
più, ma tutte stanno dentro tre scatole:
- il
clima;
- l’occasione;
- l’urgenza
Siamo tutti così preoccupati del meteo, vogliamo sempre il
sole nelle nostra vita, ma non troppo caldo. Il giusto. Il giusto per me.
Quello che piace a me. Abbiamo trasferito anche nel clima la pretesa che tutto
sia a nostra misura, a nostro piacere.
E non appena non siamo accontentati, scatta il piano B: la
lamentela cronica e organizzata. E il rifiuto di perseguire l’obiettivo
originale.
Il cammino se ne frega: ti rotola davanti il clima che gli
pare, o se vogliamo essere ottimisti, quello che serve e te per capire e
crescere. Nei nostri sette giorni sul cammino, i primi sette giorni spero,
abbiamo trovato di tutto ma soprattutto acqua. E ventosa, buferosa, di
traverso, addosso, contro. Dentro. Ma non ti fermi. Ti alzi al mattino e vai
avanti.
A casa imprechi, in vacanza ti lamenti. È nuvolo? Cambi
programma: lo diceva bene mia moglie. Invece della gita programmata torni a
letto.
Sul Cammino non puoi. Piove? Chissenefrega! Metto su la
cerata, proteggo lo zaino e parto.
Perché la vita va affrontata così, con coraggio –ti spiega
il Cammino- con le sue difficoltà che hai la forza per vincere, per sfidarle.
Che poi ti capita che quando arrivi splende il sole.
L’occasione va colta. Tornato a casa con la voglia di farlo
tutto questo cammino, di fila, faccio due conti con l’età e le occupazioni:
considerato che non posso andare in pensione prima dei settant’anni –e sono
ottimista- come faccio a rimandare a quel momento le attività che mi piacerebbe
fare –correre una maratona, partire da SJPDP….- dato che allora non so che
fisico mi sorreggerà?
Se devo fare l’impresa devo trovare spazio da qui ai
prossimi 6 massimo 10 anni.
E parte il rimpianto per non averlo fatto prima. Come chi
continua a dirsi: lo devo fare sto cammino. L’anno prossimo. E volarono anni
corti come giorni.
Non aspettare a fare quello che vuoi e devi, dice il
Cammino, smetti di rimandare, di cercare l’occasione giusta. Lo sai: non
arriverà mai. Devi costruirtela, trovartela addosso, nella testa prima che nel
calendario.
Prenditi dei rischi.
Questo ti urla il cammino: smetti di voler
avere il controllo su tutto.
Fidati. Affidati.
Prudenza sì, codardia no. Lancia
il cuore. Che non vuol dire a tutti i costi fare il Cammino, ma vuol dire fare
quello che sogni e che ha senso per la tua vita.
Infinte la velocità del tempo: sul Cammino il tempo scivola,
culla, sciaborda come un mare appena mosso sulla tua barca. Non è fiume, è
laguna. Ti abbraccia. Non perché stai fermo, perché le tue 6-8 ore al giorno le
cammini, sia chiaro, ma perché sei dentro una bolla, protetto non isolato. E senti
che ci puoi stare lì, non per tutta la vita, per quella è sopra-vita, uno
squarcio dentro il significato che ti viene regalato, proprio anche con una
velocità diversa. Ma dalla quale devi imparare: che prima della urgenza viene
l’importanza e che l’importanza altro non è se non la riflessione sulle
conseguenze. Che cosa succede nel fare o non fare questo? Che cosa perdo? Che
cosa guadagno?
Penso ai pellegrini che ci hanno preceduto, quelli senza
roba tecnica, wifi, impegni urgenti. Quelli che ci mettevano la vita sul
Cammino. E a volte ce la lasciavano trovando ben altra destinazione. E imparo
anche da loro.
Prenditi i tempi per camminare e il Cammino saprà regalarti
senso in cambio.
Ecco qui tutte le tappe fino ad ora pubblicate
Decima: il tempo
E a seguire
Undicesima: delusioni e aspettative
Dodicesima: la patente dimenticata
Tredicesima: la croce e il cammino
Quattordicesima: di muscoli e fatica
Quindicesima: la messa del pellegrino
Sedicesima: tutto ricomincia
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