Capita quando attraversi le città, lì lo vedi con evidenza.
Non è che noi ne abbiamo attraversate tante, quella che c’è rimasta più
impressa e Ponferrada, ci siamo arrivati che pioveva e ne siamo usciti con il
sole. Non finiva più. Ci siamo fermati in farmacia a prendere dei Compeed, che
ne avevamo portati tanti, ma da legge di Murphy mancavano quelli che servivano.
E quando attraversi le città ti mescoli, come se perdessi un
po’ quella concentrazione, ma forse no, magari la trovi in modo diverso, stai
attento ai segnali, li cerchi tra i cartelli del centro urbano.
E vedi nel tuo andare un susseguirsi di quartieri che
spaccano la realtà.
Che ti viene quasi da parafrasare la Karenina: tutti i
centri storici sono belli a modo loro, tutte le periferie sono tristi allo
stesso modo. Che non è poi neanche vero, un po’ ingiusto. Solo un poco, però.
Ma c’è che da lì ci passi e giudichi, o per lo meno osservi:
e vedi che passi dentro zone belle e altre brutte, alcune tristi e altre
allegre, sarà che con il sole sembra tutto allegro. E poi aree devastate
dall’incuria e altre curate come un corpo di un neonato, alcune dalla queli
vuoi fuggire subito e altre dove ti fermeresti per viverci.
E ti rendi conto che la vita è così, che ci sono giorni
grigi come un sottopasso stradale pisciato e altri così carichi di speranza da
specchiarsi nel giardino rasato di una villa ottocentesca.
Ma se cammini, se vai avanti, se prosegui tutto passa e si confonde e quello che resta è il senso del tuo andare, del inseguire la meta, non ciò che hai attraversato, e hai lasciato.
Niente disperazione, nessun rimpianto per nuvole e giorni, ma la serenità per la meta che si avvicina sempre di più.
Ma se cammini, se vai avanti, se prosegui tutto passa e si confonde e quello che resta è il senso del tuo andare, del inseguire la meta, non ciò che hai attraversato, e hai lasciato.
Niente disperazione, nessun rimpianto per nuvole e giorni, ma la serenità per la meta che si avvicina sempre di più.
Così come quando da lontano vedi un edificio, come la torre che ti sfida e minaccia a Ponferrada, che già la vedi da lontano nella valle quando ti butti giù dal colle delle Antenne e pensi che è impossibile che devi arrivare fin lì, che di lì devi passare tanto sembra lontana, e non vuole avvicinarsi mai. Poi la perdi e all’improvviso te la trovi di fianco, poi dentro che si allontana,quasi fugge, sconfitta, per la vergogna di non aver rallentato il tuo andare.
Anche questa è immagine della vita, di una data importante, di un incontro che mette paura, di un traguardo da fare tuo, che prima sembra irraggiungibile poi ti si affolla incontro, poi è lì e non te ne accorgi, infine ti saluta dal passato. E non ti sembrava cosa che si potesse fare, e invece eccola lì che fa già la storia, la tua storia.
Se però continui a camminare. Perché a stare fermi si
finisce schiacciati.
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"Perché a stare fermi si finisce schiacciati.": smack!
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