(grazie ad Angelo Vervari per la bellissima foto che mi ha regalato)
Proseguo a condividere il regalo che il cammino mi ha fatto
L’ho imparato fin dalla seconda tappa, quella che da
Molinaseca ci ha portato a Villafranca del Bierzo, 32 chilometri in là: tra
pellegrini ci si riconosce. Ci si saluta. Buen camino è la parola d’ordine. E
non è una consuetudine sdrucita e insipida. È un augurio sincero. Che sta in
mezzo alla strada e ti conduce.
Poi ho pensato: ci si riconosce e ti si spalanca il sorriso,
ti si ammusica il cuore, come se nella folla avessi visto un parente, un amico,
un viso caro.
E se fosse così sempre? Che al riconoscerli ti si squaderna
la gioia, squarcia il grigio per far irrompere addosso la serenità, quella che
dura?
E riconosce chi? Chi sta camminando? Ma tutti siamo sul
sentiero! È che qualcuno non lo sa, non si vede lo zaino, non si sente mentre
cammina, convinto com’è di starsene comodo –oppure l’opposto: disincantato,
deluso, depresso- a bordo strada.
Tutti camminiamo, alcuni forse con maggiore consapevolezza:
e questi io li riconosco? Li sostengo? Li incoraggio? Sono per loro l’augurio
di un buen camino?
O sono intralcio?
E anche quando sei alla fine, il giorno dopo, in abiti
“borghesi”, e li incontri questi pellegrini che stanno quasi completando il
loro Camino –il viaggio no, non si finisce mai- ecco li saluti, li vorresti
abbracciare, perché lì, davvero lì, riconosci quel tratto comune che segna la
fraternità.
Ma poi la gioia si smarmella, si spatascia, si slarga e
strabocca che ti vien voglia di sorridere e salutare tutti quelli che incontri
e finché sei sui sentieri segnati solo dalle frecce gialle è un conto, ma
quando attraversi borghi o città –Ponferrada ad esempio nella seconda tappa- a
volte è imbarazzante. Mettiti dall’altra parte, sei lì serrato nel tuo
pensiero, la riunione, la scuola, le bollette, e viene in contro questo tipo
ricoperto di cerata con un enorme zaino sulel spalle racchiuso in un telo
giallo e ti sorride e ti saluta. Ma che cosa vuole? Forse soltanto che questa
giornata sia buona anche per te.
È così difficile?
Perché quando sei all’altro estremo del saluto, oh come ti
si allieta l’animo!
Tra i momenti più esaltanti del nostro andare, sempre in
questa seconda tappa, faticosissima, ricordo il passaggio in un quartiere
residenziale all’estremità ovest di Ponferrada, che non sembrava finire mai: eravamo intorno al dodicesimo
chilometro e sapevamo che ne restavano altri venti circa. Era appena apparso il
sole. E anche una prima crisi –le crisi vanno a strappi, come le rampe di una
scala: come se all’improvviso alla fine del corridoio ti trovi davanti una
nuova scalinata da risalire e soffri poi quando sei in cima hai un altro
corridoio piano e riprendi fiato- e scorrevamo lenti tra le villette. Tra
bambini su pattini e altre ruote ci vengono incontro, ci affiancano, ci
sorridono: buen camino urlano.
Ecco, sanno già distinguere la strada, con
quella purezza tipica dei piccoli.
E allora tutto riprende senso, cammini anche
per loro, per dare a loro una speranza, per confermare il significato della
vita.
Perché finche c’è gente che cammina, c’è la carezza di Dio
per l’uomo.
in settimana pubblicherò altre storie, grazie al vostro incoraggiamento continuo a scrivere, non riesco a garantire il post quotidiano, ma almeno 3-4 a settimana fino all'arrivo ve li prometto. Grazie del vostro sostegno e dei vostri commenti che sono una grande carezza.... sul cammino.
RispondiElimina"Perché finche c’è gente che cammina, c’è la carezza di Dio per l’uomo"....già :-)...!!
"Perché finche c’è gente che cammina, c’è la carezza di Dio per l’uomo"...già!...:-)
RispondiEliminaBuen camino! Smack! :-D
RispondiEliminaSmack e grazie di tutti i tuoi commenti !
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