Prossimo post domenica 30 ottobre
E poi scopri che quell’essere orfano ti pesa più di quando pensassi.
No, non è solo per risentire le loro voci, che qualche volta ti sembra ancora che ti chiamino dal balcone, e tu guardi su, alzi la testa verso una assenza che si nasconde nella tua miopia.
No, non è neanche quando ti serve aiuto, perché anche un cinquant’enne può avere bisogno di aiuto, di un consiglio, di una commissione. Che sarebbe comunque una mancanza per te, non per loro. Egoismo. In un certo qual senso.
Ti mancano certamente quando il calendario te lo ricorda, poco fa tua madre avrebbe compiuto 78 anni e sono già 3 che manca, e papà l’hai perso prima dell’11 settembre, quando il millennio era ancora acerbo e nulla faceva presagire questo scempio della vita.
Non è neppure quando passi per quei brandelli di città che ti rimbalzano addosso ricordi, sempre esasperati nella dolcezza e nel dolore, come dentro ad un tubo che da nel tempo, come cantava Vecchioni.
E’ quando ti assale quella debolezza che avevi quando eri bambino, piccolo, che qualche cosa ti spaventava, ti negava il futuro, ti accecava la speranza. E allora correvi quasi, urlavi o piangevi, e ti buttavi tra le loro braccia, perché li volevi tutti e due, non solo uno di loro, tutti e due, nel lettone, stretti intorno a te a proteggerti, a rassicurarti, a negare il presente per accendere il futuro.
Ecco.
E oggi non puoi più, perché non puoi essere debole, non puoi. Sei tu quello che deve abbracciare, rassicurare, comprendere, sostenere.
E allora essere orfano scopri che pesa.
Perché solo con loro potresti essere ancora bambino.
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Famiglie felici, ovvero come ragionare insieme sull’educazione dei figli (e dei genitori).
Per sommi capi: quando una fotografia scatena un racconto. Storie di tutti i giorni, o quasi, raccontate a partire da una foto.
Il foietton: la business novel a puntate,
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E’ quando ti assale quella debolezza che avevi quando eri bambino, piccolo, che qualche cosa ti spaventava, ti negava il futuro, ti accecava la speranza. E allora correvi quasi, urlavi o piangevi, e ti buttavi tra le loro braccia, perché li volevi tutti e due, non solo uno di loro, tutti e due, nel lettone, stretti intorno a te a proteggerti, a rassicurarti, a negare il presente per accendere il futuro.
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Molto bello questo post, e ti capisco, sono orfana di padre dall'età di 14 anni.
RispondiEliminaVagabonda2
Io orfana non lo sono ma, non so perchè, mi ci sono sempre sentita e conosco il gelo della solitudine dall'età della ragione (la mia parte dai 7 anni).
RispondiEliminaPoi ho incontrato un ragazzo che orfano lo era davvero. é successo che aveva 4 anni e della madre non ricordava più neanche il volto. Solo il dolore era vivo, sempre. In lui mi sono specchiata e l'ho riconosciuto, era mio, era per me.
Ora siamo sposati e felici genitori ma sento che c'è sempre qualcosa che manca, anzi qualcuno.
Qualcuno che ci abbracci, ci rassicuri, ci comprenda e ci sostenga. In questo, anche se insieme, continuiamo ad essere tremendamente soli.
Ci priviamo intenzionalmente del tempo per pensarci e ci dedichiamo ai nostri cuccioli, è l'unica via, l'unica cura quando ti senti ancora bambino e invece dovresti essere un adulto.
Come hai descritto bene questa sofferenza.... grazie
RispondiElimina