Amo la rete e uso spesso i social per molti scopi, non
ultimo quello professionale. Posso affermare con soddisfazione che negli ultimi
sei mesi sono stato contattato da diverse aziende che mi chiedono un parere
professionale e alcuni di questi sono diventati contratti di collaborazione.
Per questo voglio condividere qui alcune regole che mi sono
dato, non certo con la pretesa che siano giuste, ma almeno che siano note.
Grazie a FB mi sono arricchito di nuove amicizie, e ho avuto
la fortuna di scoprire persone squisite alcune delle quali ho anche incontrato
di persona con una grande soddisfazione. Il social ci ha permesso di trovare e
coltivare punti in comune e l’incontro personale di consolidarli e rilanciare.
E ora sentirsi su FB è come ritrovare ogni giorno una persona davvero cara. E
questo sia per valori personali sia per valori professionali.
Mi piace usare il social per provocare, per indurre alla
riflessione prima me e poi gli altri. Mi insegna anche l’umiltà perché la prima
reazione a volte è di forte supponenza: “come osa contraddirmi?” e a volte di
risentimento “ma perché invece di ammirarmi mi attacca?” ma spesso, confesso:
non sempre, grazie all’angelo custode riesco a ricondurre questo in un ambito
di serena riconoscenza.
Però ecco proprio di ritenere che Fb sia il luogo del
dialogo, non ci credo. Non credo di convincere nessuno argomentando su FB anche
perché vedo pochissime domande –e dai tempi di Socrate chi domanda guida, chi
afferma irrita- e molte affermazione ideologiche.
Mi son fatto l’idea che chi interviene lo fa perché è così
convinto del suo punto di vista che si immolerebbe per continuare a crederci e
quindi a sostenerlo. Invece magari il mio post aiuta, oltre a me, chi ascolta e
non scrive.
Per questo dopo un po’, a volte subito, smetto di
intervenire: per non moltiplicare a dismisura un ping pong sterile di
affermazioni che il più delle volte vanno inasprendosi e avvolgendosi sempre di
più di astio e di odio personale. E questo è peccato.
Provoco a volte con ironia e non sempre vengo capito:
qualche volta è colpa mia qualche volta no. Capita.
Ritweeto e condivido ciò che mi stimola senza prima
documentarmi sulla effettiva veridicità del contenuto. Lo so, probabilmente è
scorretto perché rischio di diffondere calunnie. Diciamo due cose: a) mi fido
della persona che ha postato la notizia, il link, l’articolo; b) non condivido
o RT affermando che ci credo, ma per portare all’attenzione, per accendere una
discussione. Ecco, sappia telo: quello che condivido non necessariamente lo…
condivido, ma lo trovo stimolante, interessante, degno di attenzione, magari
per essere smentito e rassicurare tutti. Credo nella discussione e nel dialogo,
quanto credo almeno nella necessità di avere argomenti forti, valori non
negoziabili ai quali non derogare, affermandoli con responsabilità e chiarezza
senza brandire spade ma senza cedere di un millimetro. Dialogare non vuol dire
dare ragione agli altri o non credere in nulla per paura di offendere.
Rispettare la persona non
significa e non implica rispettare o accettare le sue idee. Se continui
ad affermare che 2+2=5 io posso rispettarti fino alla fine ma devo dirti che
sbagli e se non mi ascolti non puoi impedirmi di affermare che 2+2=4.
Amo Twitter quanto Fb, sto imparando ad usare Pinterst dove
soprattutto propongo articoli interessanti e così con Linkedin e Google+,
studio Happier, 20lines e mi cimento su YouTube….
E voi, come usate i social media?