Lo so: farò male. Nel doppio senso che
sbaglierò e ferirò. Ma ci vuole, perché anche con orgoglio, ma voglio chiarire,
distinguere. Perché so che cosa sono, che cosa voglio. Ho l’animo ben
squadrato.
È successo che ho ripubblicato la mia
avvelenata, lo sfogo contro me stesso più che contro il mondo, la di a
leggere i segnali che mi vengono regalati tra le righe per crescere.
Uno dei punti era sui commenti ai blog. E ha
prodotto questo interessante scambio che uso come strumento per raccontare come
la vedo.
In corsivo i commenti ricevuti da una persona
cara e attenta e gentile, per distinguerli dalle mie parole.
Chi
ha tanti commenti è perché, a sua volta, ne lascia tanti in giro.La pubblicità
è l'anima del commercio, lo sai. Se non ti fai conoscere, nessuno sa che scrivi
su queste pagine e, se non ricambi i commenti, i blogger smettono di farlo
anche con te. Regola dell' "Occhio per occhio, dente per dente!" Dopo
nove anni che sono sul blog, almeno questo l'ho capito.
C'è un altro modo per vedere questo argomento.
Onestamente di commenti così, come contraccambio, perché ci si faccia coraggio
a vicenda, non me ne faccio nulla. Sono scambi di cortesia. Non mi interessano.
Non mi interessa girovagare per blog che raccontano vicende personali come il
mio, disseminare commenti per averne in contraccambio. Occhio per occhio dici?
Non mi interessa.
Non cerco il "ciao, come sei bravi, che
belle cose scrivi" perchè così poi vado a leggere e commentare il suo
blog. Leggo i blog che mi interessano, che mi danno qualche cosa. Che mi fanno
sognare. Che raccontano storie che mi piacciono. Non ho tempo da perdere per
lasciare commenti in diari che farebbero meglio a restare nel cassetto per
averne in contraccambio un click in più, un commento in più.
Non cerco questo. E non è così che secondo me
trovi visibilità.
A essere sincero con questo blog, che è davvero
un diario personale, e che conta circa 70-80 contatti a post... va bene così.
Questa è la mia valvola di sfogo.
I commenti mi interessano sul blog
professionale, quello del marketing ad esempio, di di contatti nel fa 15.000 al
mese, che vuol dire oltre 800 a post (che faccio? visito 800 blog, ammesso che
ce li abbiano per dire "grazie, che bel blog!"?). Quello che promuovo
con Twitter, FB, e altri mezzi. Quello che propone idee professionali e chiede
pareri.
Lì avrei piacere ad avere commenti.
Perché quello è valore aggiunto: l'occhio per
occhio dente per dente lì non conta.
Lì conta la voglia di dire la propria. Di dare
un contributo.
I
blog professionali sono una cosa diversa. Sono utili, pertanto sono letti da
molti, che possono trarne insegnamento.
I
blog "diari" sono visti invece come salotti personali dove si
ricevono gli amici. Oggi da me, domani da te, come si fa nella vita reale. Io
ho notato che, quando ho smesso di frequentare alcuni blog, semplicemente
perchè non sapevo cosa commentare, i loro proprietari non sono più venuti da me
e ricordo anche di aver letto qui qualche lamentela di blogger che si sentivano
"abbandonati" perchè commentavano sempre da te e tu mai da loro.
Mi
è capitato anche di conoscere realmente una blogger, che è venuta a trovarmi a
casa mia. Mi ha poi invitata a casa sua, ma nel frattempo mio padre si è
ammalato, mia madre ha contratto l'Alzheimer ed io non sono più stata libera. L'ho
invitata altre volte, spiegando che mi è difficile muovermi ed in fondo non è
importante che ogni visita sia contraccambiata, ma lei sembra essersela presa e
non è mai più venuta, pur continuando ad invitarmi a casa sua.Nemmeno sul mio
blog commenta più, anche se magari lo legge.
Insomma,
questa è l'esperienza che ho avuto io e te ne ho reso partecipe, poi puoi
prenderla come vuoi. Non sempre i casi sono uguali.
Il tuo approfondimento non fa che
confermi nella mia risoluzione. Gli amici me li
scelgo con cura e con affetto e non per scambio merci
o commento di scambio. Non scrivo per
raccontare della gita al mare con le amiche o di come mi sento
triste perché mi hanno maltrattato al lavoro,
se mi è scappato il cane o se ho litigato con la moglie. Trovo anche un po'
sconcertanti questi diari pubblici, così pieni
di solitudine e di povertà interiore: questo
mettere in mezzo alla piazza, anche in forma anonima, soprattutto
le proprie ombre come se così le si
esorcizzasse.
Non è quello che, credo, faccio: a me piace
scrivere, non condividere un diario. Io scrivo perché ho la presunzione,
la medesima di ogni scrittore, di stimolare il
pensiero, di pungolare l'anima, di indurre alla riflessione e all'emotività.
E a questa ne aggiungo un'altra: quella di
scrivere bene.
I modelli a cui mi ispiro sono i blog di
Costanza Miriano (10.000 visite al giorno) di Claudia de Lillo (forse anche di
più)
quelli dove chi scrive condividerà anche
pensieri intimi e situazioni vere, ma -per dirla con Baricco- con lo sguardo
del giovane
Holden, per andare oltre, per indicare la luna.
C'è chi si ferma a vedere il dito, va bene, fa parte dei rischi dello scrivere.
Ma non vorrei essere in nessun modo quello che
descrive il dito e lo racconta.
Per cui mi spiace se qualcuno si possa sentire
tradito perché non ricambio le visite. E la smetta di leggermi.
Meglio così. Vuol dire che alla fine non
era interessato a ciò che scrivevo ma a cercare un po' di compagnia
e quella non posso dargliela. Forse non voglio,
ma di sicuro non posso.
Poi peccherò di arroganza? di presunzione? di
orgoglio? Può essere, anzi lo è di sicuro.
Pazienza. Correggerò e migliorerò.
Ma questa è tutta un'altra storia.