C’è un gender che pervade l’Europa, e non è solo quello che
nega la natura della persona e la affossa in uno stormire di desiderio, che
confonde la realtà nelle proprie voglie.
Quale che siano e con quali presupposti.
C’è una liquidità che sale alla gola, che ha ormai gelato il
cuore e tende a strizzare nella sua morsa anche la ragione. Ed è la liquidità
del senso, la confusione della logica, la disgregazione del senso.
I miei primi articoli apparsi sul La Croce, che trovate
riportati qui in questo blog, mi ero proprio concentrato sul cancro della parola, che stravolgendo il senso
di alcuni vocaboli chiave, dissolve il ragionamento nello sforzo di disperdere
la realtà. Perché questo è il compito delle ideologie, che altro non sono se
non pretese di realtà, false interpretazioni, basate su idee sbagliate, del
mondo per renderlo schiavo ai propri desideri. Il mancato riconoscimento della
pari dignità di ogni persona vale quanto la follia che alcuni possano
determinare da sé ciò che sono, quasi rimescolando le proprie cellule e il
proprio DNA per plasmarlo secondo le proprie aspirazioni.
La medesima cosa capita con il ragionamento, la follia di
voler negare le contraddizioni si cela nelle pieghe di un linguaggio asservito
al potere dominante.
Così ti scontri con la violenza di chi ha già deciso quello
che deve essere e schiera in campo le sue truppe agitandole a colpi di slogan
che non fanno che dimostrare l’incapacità di molti di mettere sul tavolo gli
elementi e svolgere un pensiero logico completo.
Mi ha sempre incuriosito, ad esempio, come coloro i quali,
ogni volta che ci sono rumori di guerra, scendono in campo in campo sotto i
vessilli di “mai la guerra senza se e senza ma” siamo spesso i medesimi che
ogni 25 aprile inneggiano alla Resistenza e ai suoi valori, di fatto
contraddicendosi in modo feroce, dato che non risulta che i partigiani fossero
coloro che, puntando sull’aggregazione dei tedeschi moderati, mettessero fiori
nei cannoni propri e in quelli nazisti per scacciare il nemico. E dico questo
senza nessuna, e ripeto nessuna, voglia di scendere in guerra contro chi
chessia!
Trovo però un crescente livello di dissociazione, o se
preferite di liquidità razionale, per la quale ci si trova a sostenere una cosa
e il suo opposto in funzione di ciò che fa comodo –e qui ci sarebbe una
maliziosa e scorretta ragionevolezza- o, peggio, a seguito di una radicata
incapacità di seguire un filo logico, dominati dalla moda del momento, che fa
colorare il proprio profilo secondo le scelte di zio Zuck –almeno la
trasparenza tricolore ha scacciato quella arcobaleno- o secondo lo slogan da
gridare al momento.
Già più volte è stata svelata la follia di chi si sente
Charlie e poi vuole impedire alle Sentinelle di stare in piedi –aggressione
fascista è noto- o a opinionisti di dire la loro. Charlie sono io solo quando
mi dice cose che mi fanno comodo, mi piacciono, sono gradite ai manovratori
della società e ai padroni del vapore. Il pensiero invece diventa fascista
quando non mi dà ragione.
Quando però scopri nei social media persone che si
presentano come intrise di carità -e non voglio essere né polemico né offensivo:
lo scrivo in modo esplicito- e poi sparano a zero senza nessuna misericordia
per chi non la pensa come loro. Un po’ come quella famosa battuta “io questi
che amano la violenza, che non porgono l’altra guanci, che sono privi di alcuna
carità, io questi li ammazzerei a mani nude facendoli soffrire senza alcuna
pietà”.
Altri, liberi pensatori, amanti di ogni opinione, non
perdono occasione per deridere –pratica estrema di disprezzo- coloro che
mostrano di credere in una dimensione non-materiale. Libertà di pensiero sì, ma
di nuovo, solo per coloro che la pensano come me.
Alcuni politici penta stellati sono prontissimi a dialogare
con i terroristi di Isis, che sono poveracci che sbagliano, ma rifiutano di
incontrare chi dissente da loro a proposito di alcuni argomenti d’attualità,
come le modalità di ricerca. Sempre a proposito di dialogo, i terroristi sono
al top dei desideri di incontro, mentre personaggi meno aggressivi sono messi
all’indice: un esempio clamoroso per tutti la cancellazione della visita di
Benedetto XVI alla Sapienza nel 2007.
Colpisce come i terroristi che uccidono gridando il nome del
loro Dio, o i tifosi che fischiano il minuto di raccoglimento per le vittime di
questi inneggiando ai martiri e alla divinità, siano sedicenti musulmani,
mentre quando è un esponente di altra religione a commettere crimini in nome di
una distorta visione del suo credo, allora si tratta non di terroristi o
assassini, ma di estremisti o fondamentalisti. Così sono stati estremisti ebrei
a mandare a fuoco la chiesa cattolica di Cafarnao e sono integralisti cristiani
–tanto poi finisce che la colpa se la prendono i cattolici- che assaltano le
cliniche abortisti. E sono sempre fondamentalisti cattolici quelli che
manifestano contro quei disperati che vogliono amore libero e libera
genitorialità.
Parliamo poi anche delle piazze, che si allargano e
stringono secondo piacere: così quando vengono invase dal festoso popolo della
sinistra gli zeri aumentano, mentre se ci vanno le famiglie Crozza disserta di
densità e impenetrabilità dei corpi.
Se poi in piazza ci vanno i musulmani moderati, poche
centinaia, intanto si fanno le foto dal basso per negare i numeri, poi comunque
quello che conta è l’intenzione, mica altro; bastano 400 persone –si dice siano
questi i numeri di Roma, insomma neanche i sostenitori del Borgorosso- per
segnare un forte cambiamento, una chiara risposta, un messaggio duro e puro.
Non bastano invece un milione e passa di persone -quelle del 20 giugno- perché
si tratta di un ristretto numero di fondamentalisti.
A parte che non mi pare che gli alleati avrebbero fatto
molto, cercando di coinvolgere i moderati tedeschi per sconfiggere Hitler, a
parte che Gandhi ha potuto lanciare l’approccio della non-violenza perché di là
c’erano gli inglesi –e infatti dopo con i musulmani non gli è riuscita
altrettanto bene- direi che a me non mi piacerebbe essere etichettato come
moderato, che mi suona più come tiepido, cioè colui che verrà vomitato dalla
bocca di Dio, o ignavo per dirla con Dante, genti così prive di midollo da non
meritare neppure un posto dentro l’inferno.
Perché con le parole bisogna stare attenti: fondamentale è
ciò che tiene in piedi, senza il quale tutto crolla, e quindi chi si rifà alle
fondamenta della propria Chiesa, del proprio credo, è quello che si aggrappa a
ciò che sta in piedi. Quindi
moderato suona più come blando, disinteressato. Se vogliamo trovare un termine
cerchiamolo nella teologia per favore, non nella passione da stadio: lei tifa per la Roma? Sì, ma moderatamente.
Adelante Pedro, con juicio insomma, come disse il Cardinal Ferrer.
Ecco qui credo ci sia un’altra battaglia da fare, ma senza
scendere in piazza: basta lottare alla macchinetta del caffè, all’hashtag, alla
fermata della metro, in mensa, fuori da scuola. Ed è la battaglia della
coerenza logica. Colpire con roncolate di razionalità, mettendo uno accanto
all’altro i fatti per mostrare che si negano e ciò che resta è il vuoto
pneumatico di chi non sa se non ripetere senza costrutto ciò che gli altri
vogliono mettergli in bocca.
E no, proprio no, non si tratta di chi crede nella verità
rivelata, perché quelli sono condotti sulla strada della ragione con veemenza
dalla Chiesa tutta.
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