Perché l’azione politica
C’è sempre da imparare. Sempre. Perché il momento in cui
smetti di imparare dalle situazioni sei finito.
C’è sempre da imparare soprattutto se analizzi la
concorrenza.
Ritengo di aver appreso molto avendo avuto l’opportunità di
assistere ho un incontro, organizzato da un carissimo amico, con Corrado
Passera candidato sindaco a Milano.
Ecco le cose che mi hanno molto colpito perché voglio
condividere per avere una visione lucida su quello che è importante fare.
Innanzitutto la visione, una visione che è tutt’altro che
politica, televisione di qualcuno che ha cuore quello che sta facendo.
È la visione tipica di un imprenditore: immaginare cioè
quello che sarà la tua impresa E quale sarà il suo ruolo all’interno del mondo,
non solo quello del business, ma proprio il mondo di suo.
Ricordo molto bene come alcuni anni fa allora grande capo di
IBM, Sam Palmisano, indisse una conference
call globale –almeno così dice la leggenda metropolitana- per porre a tutti
dipendenti una sola e semplice domanda: “E
se domani, per un colpo di bacchetta magica o di un genio maligno, IBM sparisse
completamente dalla terra, senza lasciare nessuna traccia del suo passaggio, il
mondo sarebbe diverse più povero oppure no?”.
Già, perché se sparita un’azienda come pm il mondo fosse
uguale, che ci sarebbe stata fare fino allora? Quale sarebbe il valore apportato alla società?
Questa la domanda che si deve fare che c’è in politica:
senza la mia azione che mondo sarebbe uguale oppure no? La mia città sarebbe
uguale oppure no?
È questo il concetto di Vision
così come la declinano le aziende.
E la visione di Passera per Milano è straordinariamente
affascinante: una città che compete in Europa con le principali metropoli
–Parigi, Londra, Berlino, Barcellona- Per ottenere il ruolo di Città capace di
attrarre lavoro, persone, cultura, studenti, capitali, turisti.
Certo che piacerebbe vivere una città così.
È un altro elemento molto importante che ho preso e questo:
mentre la politica punta a fare colpo con LA priorità, la COSA da fare subito, ignorando quelle che sono
poi le conseguenze quello che invece l’ha fatto e avere una visione olistica,
complessiva, capace di comprendere quali siano i legami tra una decisione per
la sicurezza e quella per il traffico, tra la costruzione di un parco e la
capacità di attrarre nuovi abitanti, tra la vivibilità di una città E la
qualità delle sue università.
Bisogna quindi avere una visione ampia che non trascuri
nulla: e da uomo d’azienda –tra parentesi, non c’è niente di male che chi si
impegna in politica oggi abbia un’esperienza manageriale, anzi a mio parere potrebbe
essere un elemento positivo che… lo vediamo dopo-
Da uomo d’azienda dicevo quali sono io questa visione mi
affascina.
Certo però che al centro di questo progetto, di un progetto
di sviluppo, deve stare che merita di stare al centro di ogni visione. Ecco
dove il management ha bisogno della politica, o se volete della filosofia:
comunque dell’etica.
Al centro di tutto questo ci deve stare la famiglia.
È su questo vedo bissare molto le posizioni quasi tutti
politici.
Anche perché spesso intendono la famiglia come disagio, come
intervento da fare per proteggere la società dalle situazioni di degrado della
famiglia. Al massimo, volendo parlare di qualcosa di positivo, si parla di
lavoro al femminile. Certo bisogna capire poi come.
Veniamo dunque a noi: passare all’azione politica dire
immaginare una città la misura di famiglia, vuol dire capire quindi che cosa
questo è una città come Milano. Fammi parere vuol dire capire di più sul ruolo
dei genitori, sulle scuole, sulla vivibilità, non è però centrata sulle
biciclette o sui cani, ma sui bambini ad esempio. Perché non vuol dire che
dobbiamo mandare il cane al rogo e bucare
tutte le gomme delle biciclette! Vuol dire che la priorità Deve essere
quella della famiglia dal concepimento alla morte.
Se dunque devo avere una visione globale di quello che mi
aspetto per la mia città, se devo immaginare come sarà Milano –la uso come
esempio perché la mia città- tra 10 anni, dopo due mandati in cui sia stato
possibile lavorare come amministratori per la città, ecco io immagino che
Milano sia tra dieci anni davvero una delle principali città europee capace di
attrarre soprattutto le famiglie, perché le famiglie ci stanno bene. Perché le
famiglie trovano qui le scuole che vogliono in linea con i loro criteri
educativi, che trovano aiuti nella
loro fatica di genitori ed educatori dei propri figli, trovino aiuto per poter
realizzare i propri sogni e le proprie propensioni professionali, trovino aiuto
per non dimenticare e abbandonare i loro cari quando si sta spegnendo la loro vita. Una città che sappia attirare
I migliori professori e migliori intellettuali, che sia ricca di cultura, che
sia capace di offrire possibilità di lavoro a tutti, che sia capace di
permettere a tutti di muoversi rapidamente senza avere bisogno necessariamente
della propria vettura. Una città in cui le periferie sono soltanto luogo
geografico e non un disagio sociale. Una città in cui si respiri il senso della
solidarietà della propria casa, dei propri vicini, dei propri amici.
Lo so che sto sognando, ma soltanto sognando così alto che
potrei essere superato dalla realtà.
"Sono sempre i sogni a dare forma al mondo" (Ligabue)
RispondiEliminaSognare porta anche a progettare, immaginare, pensare, la politica forse in questo momento ha smesso di sognare per idealizzare, una realtà sognata...un mondo umano, umano nel senso buono...buon lavoro!
lella
This wwas lovely to read
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