Ci
siamo giocati da tempo l’ortografia, grammatica e consecutio ci hanno lasciato
anche loro, e la logica sta tirando le cuoia. Poi non resterà che la pancia.
Per giunta vuota. Ma che sorride: perché vuoi mettere come si sta meglio quando la pancia sorride grazie ad uno yogurt?
Se
la rete è specchio della società, e del meglio di questa
– almeno così afferma l’equazione
di stile Zuckenberghiano che afferma che progresso e cultura siano determinati dall'uso di Internet, che peraltro
oso mettere in discussione- siamo messi molto male.
Sebbene alcuni cavalcano la
tigre delle fallacie logiche applicando con rigore una critica del sillogismo a
tutto ciò che non aggrada loro, ciò che mi preoccupa di più è la scomparsa
della capacità di riflettere. E mai termine fu mai più adatto poiché spesso non
ci si rende conto di negare nel proprio assunto ciò che si sta affermando. E se
invece esiste consapevolezza, allora siamo in presenza di malafede.
Turba
perciò, prima la logica e l’estetica che l’etica stessa, leggere affermazioni
quali “quelli che odiano e che predicano la violenza non sono degni di vivere:
li metterei al muro”, che potrebbero far sorridere solo se fossero un ironico
tentativo di commettere suicidio. E che ricordano, ma senza la sagacia e la provocazione, le vecchie affermazioni paradossali come "Afferma Tullio il cretese che tutti i cretesi mentono".
Eppure queste follie razionali si moltiplicano, specie in questo post atomico elettorale. Che i delusi del voto tendano non solo ad
indignarsi contro tutti coloro che non hanno seguito le loro indicazioni, così
intelligenti, posso solo comprenderlo, anche se mi sembra lo fogo di una frustrazione che ha radici in una presunta superiorità antropologica.
Ma che lo facciano negando le basi del ragionamento
sillogistico, provoca pericolosi sussulti anche a me oltre che al buon Aristotele.
Ecco alcuni esempi per i quali non è importante il contenuto, ma solo la struttura del pensiero, che si auto-nega, mostrando solo una profonda ignoranza pari alla presunzione e alla arroganza di chi vuole costringere schiaffeggiando gli altri. Ti picchio e poi ti accuso di volermi picchiare insomma.
Capita
così di sentirsi apostrofare che “Dio non esiste, e se anche esistesse non
sarebbe certo quello che tu affermi”, affermazione peraltro legittima (e liberamente
ispirata da fatti veramente accadutimi in rete) am anche un po' apodittica e perentortia,
Anche questi aggettivi leciti, non fosse che all’incauto che ribadisce le proprie
posizione, si replica con perentorietà: “io dialogo con tutti i cattolici
tranne quelli ottusi che pretendono di avere la verità”. Frase che decodificata
vuol dire che dialogo con tutti quei cattolici che sono così pavidi e annacquati da non avere il coraggio di
difendere il core message del fondatore: “io sono la via, la verità e la vita”,
fuori da me non c’è verità.
Peraltro
chiunque fa una affermazione, fosse anche 2+2=4 o mi piace la pasta al pomodoro
generalmente tende a possedere quella verità, e se afferma qualche cosa che
imponga e si basi su una fede dovrebbe appunto crederci, quindi presumere di
avere la verità vera in mano.
Altrimenti
potrebbe fare sua quella famosa battuta di Woody Allen
“Credo
in Dio? Non proprio. Diciamo che lo stimo”.
Ma
non son qui per parlare di fede, quanto per mostrare terrorizzato stupore per
questa continua dissacrante incapacità di superare il luogo comune, la frase
ben detta, per coglierne –forse spremerne- il senso. Così provo sdegno e
angoscia di fronte a chi per ragioni politiche twitta “non solo le loro idee a
farmi paura, ma le facce di chi le rappresenta”, che potrebbe essere una arguta
affermazione, non fosse che chi l’ha rilanciata si dichiara cattolico, cioè
fedele di quella religione che suole affermare che bisogna perseguire l’errore
e non l’errante, che Cristo ha sparso il proprio sangue per tutti –belli e
brutti, eleganti e cafoni- e che
non ci è consentito giudicare persone ma solo fatti. Vale a dire che quindi
dovremmo affermare “non mi spaventano le loro facce, dato che devo amare
ciascuno come fratellio, quanto aborro le idee che proclamano”.
Invito
caldamente quindi ad un rinnovato impegno in difesa delle regole di base della
lingua, della grammatica, della logica. Temo peraltro che quel terrore che si spalancava negli occhi fumiganti
di Nanni Moretti quando schiaffeggiava la giornalista sciacquetta in Palombella
Rossa fosse giustificato. “Le parole sono importanti” urlava, poiché è con esse
che formuliamo i pensieri. L’aver sfarinato la lingua, sostituendola con il
linguaggio di quelli che definiscono –absit injuria verbis- bimbiminkia
kostruito kn sigle abrvzn tvtb disegnini <3 e minacce kk kzz vuoi? abbia
finito per ridurci a bruti incapaci di seguir virtude e conoscenza?
Nessun commento:
Posta un commento