apparso su LaCroce Quotidiano di martedì 7 aprile 2015
Due
notizie di questi giorni ci mostrano, quando analizzate con certosina
attenzione, un inquietante spaccato dei falsi miti che ci vogliono propinare
oggi. O meglio, del meccanismo con il quale queste menzogne ideologiche si
spargono e infettano le coscienze.
Mi
riferisco all’episodio di bullismo perpetrato da 14 liceali minorenni ai danni
di un compagno che, secondo le ricostruzioni, si era probabilmente ubriacato ed
è stato denudato e ricoperto di caramelle.
Il secondo
fatto è la vicenda che riguarda la maestra Margherita e i compiti assegnati ai
suoi alunni per la Pasqua.
Che
cosa c’entrano due fatti così diversi? Il primo è quello che ha sollevato uno
sdegno pressoché generale per la reazione di quei genitori che hanno difeso ad
oltranza i figli resisi colpevoli di un atto di bullismo e che sono sospesi per
14 giorni dalle lezioni; e il secondo si tratta di un fatto che ha beneficiato della forza del web
per regalare all’attenta maestra ben più dei famosi 15 minuti di celebrità?
I
temi sono molti ed intrecciati tra loro.
Partiamo
dalla posizione dei genitori dei quindicenni irresponsabili: tutta questa
vicenda mostra infatti una totale incapacità di connettersi con la realtà.
Questi
sedicenti educatori, non dimentichiamo che questo è il ruolo principale dei
genitori, confondono il bene con il piacere. In molti modi: intanto
riempiendosi la bocca con questa parola che sembra magica “scherzo”. Era solo
uno scherzo. E già qui c’è da riflettere: ammettendo che siano consapevoli di
quello che dicono, e soprattutto che siano sinceri –cioè siano veramente
convinti che si trattasse solo di uno scherzo- sarei interessato a sapere che
cosa è scherzo. Fino a dove arriva uno scherzo. E se basta utilizzare questa
categoria per giustificare qualsiasi cosa.
Si
intravvede qui in trasparenza la follia di chi si autogiustifica adducendo come
pretesto l’ironia, la satira. Non lontano da quanto sostengono quelli del
Cassero e chi li difende: era solo satira contro la velenosissima e turpe
religione cristiana (perché quella disgustosa messinscena ferisce tutti i
cristiani, non solo i cattolici) quella, per inciso, che –come dice il Corsera-
vanta –mai verbo fu più adeguato- 322 martiri ogni mese.
Scherzo
dunque sembra la parola d’ordine per ammettere qualsiasi cosa, ovviamente tutto
ciò che fanno quelli della nostra parte, perché se invece sono altri a farlo,
quelli ritenuti per definizione “fascisti” “oscurantisti” “nemici della
libertà” (come, ad esempio, la preside della vicenda o quei magistrati che
fanno rispettare la legge, quella legge che non piace, sia chiaro!) allora si
parla di provocazione, la quale va sempre declinata con l’aggettivo “fascista”
appunto, trasformandola così in sinonimo di male assoluto, senza possibilità di
redenzione. Che se la provocazione è invece illuminata, come quelle di Catellan
o di Toscani, allora non solo ci sta, ma è anche un segno evidente di
progresso.
Ecco,
ecco qui come i miti si propagano, distorcendo le parole e le situazioni che
stanno dietro ad esse, che vengono fatte scomparire in un gioco di prestigio
che mescola i significati e li distorce.
Torniamo
ai genitori e alla loro difesa d’ufficio: come si fa a ritenere che una azione
simile non abbia conseguenze? Non dico sui rei, bensì sulla vittima. Come si
può pensare che questa roba qui, fosse anche definibile scherzo, non impatti
sulla vita di un quindicenne messo alla berlina davanti al mondo? Come si fa a
pensare che sia una folata di vento che non lascia schegge dietro a sé?
Non
solo, ma quali conseguenze ha una difesa ad oltranza di un gesto così pieno di
sopraffazione, di arroganza, di disprezzo, poiché la mancanza di rispetto per
la persona è sempre disprezzo? Che cosa resterà a questi ragazzi che si sentono
discolpati, privati di ogni responsabilità da genitori che non solo prendono le
loro parti, ma sono così convinti della loro posizione da non scusarsi nemmeno
con la vittima e la sua famiglia?
Da
dove deriva questa incapacità di lungimiranza, di prendere atto del rapporto
causa-effetto?
Da
un altro mita o forse da una manciata di miti: primo tra tutti l’invito a
cogliere l’attimo che fugge, che se inteso dentro ad un senso profondo vuol
dire spremere il bene da ogni situazione –“tutto concorre al bene”- ma se invece ti privi di questa dimensione,
allora resta solo l’istinto, il piacere materiale di fare quello che vuoi, di
gustare tutto.
Questo
insegnano queste pericolose prese di posizione che svuotano l’azione del suo
senso educativo. Un genitore educa sempre, questi genitori pare abbiano
abdicato a questo ruolo preferendo la popolarità al loro dovere, dovere grave,
di far crescere i figli.
Questo
vuol dire comprimerli per sempre in un mondo adolescenziale dove tutto è
concesso, dove “love is love” nel senso più deteriore del termine, dove li
vogliono i promotori dei falsi miti, perché di eterni adolescenti hanno
bisogno: esseri privi di nerbo, privi di pensiero, asserviti ai propri istinti
-“Facciamo uno scherzo? Dai che ci divertiamo!”- incapaci di assumersi
responsabilità e di apprendere dai propri errori grazie ad una punizione
che racconta della dignità e della
verità.
C’è
tutta l’ideologia dei falsi miti del progresso in questa vicenda, è intrisa
della filosofia di chi pretende di fare solo ciò che vuole schiacciando
nell’odio chi si oppone, alla faccia dei proclami #jesuischarlie sbandierati
come libertà di espressione.
E
veniamo alla bravissima maestra di Copparo, provincia di Ferrara, che assegna
ai suoi alunni dei compiti pieni di buon senso e di senso soprattutto, compiti
che parlano di valori come la famiglia –fatti raccontare le storie dei nonni;
se la mamma o il papà (mica genitore 1 e genitore 2, eh!) sono troppo stanchi
per leggere, fallo per loro; abbi pazienza con fratelli, sorelle, cugini- di
valori come la fatica e il giusto riposo –cerca di guardare meno tv, guarda il
paesaggio, ripassa le tabelline- valori semplici, immediati, profondi.
Non
appena la maestra pubblica sul suo profilo Facebook l’elenco si scatena la rete
che moltiplica l’elogio. Dunque al fondo del cuore abbiamo ancora una coscienza
che ci fa capire che cosa sia realmente importante, che riconosce un valore ai
valori.
(E
così, come speriamo, oppure è solo una nuova forma di emotività? Abbiamo capito
che cosa abbiamo rilanciato con commenti entusiastici o siamo solo preda di un
sentimento buonista da trend dei social media?)
Perché
quello che sta scritto in trasparenza in questo elenco è il prendersi cura
dell’altro, il fare gratuitamente, l’avere pazienza, amare nel senso di dare
tempo, il proprio tempo agli altri. Tutto il contrario di cogliere l’attimo
fuggente, come Eva la prima mela.
C’é
dentro il senso di una famiglia tradizionale, naturale –no Fazio, non l’opposto
di frizzante o ferrarelle, naturale nel senso che è secondo l’ordine della
natura, della verità, distinto da artificiale, diverso da ogm come sono alcune
delle proposte che continuamente fai- c’è dentro un papà, una mamma, una
famiglia numerosa, una famiglia ampia che comprende nonni, zii, cugini. C’è il
senso della responsabilità, l’impegno dei genitori, il senso del dovere dei
figli.
Chi
ha rilanciato il post lo ha compreso?
C’è
dentro una scuola che non si limita a trasmettere istruzioni, nozioni, ma che
si fa carico di educare insieme ai genitori, che insegna le virtù.
Ma
una storia così non può avere il lieto fine, una maestra che promuove il bene
dà fastidio –tra parentesi, mica è cattolica la Margherita, è segretaria locale
di Rifondazione Comunista, quindi presumibilmente lontana da una presunta
melassa religiosa- e allora ci si inventa che s’è copiata tutto, che non è
farina del suo sacco.
A
prescindere dal fatto che tra la fonte sedicente originale e l’elenco di
compiti della maestra l’unica cosa in comune è che si tratta di una lista,
Margherita non ha mai affermato di essere l’unica e sacra inventrice –al
femminile, contenta Boldrini?- dell’elenco.
E
qui si svelano nuovamente i meccanismi dell’ideologia dominante: negare i fatti
se i fatti danno fastidio, attaccare tutto quello che si può per sostenere le
proprie posizioni. E le conseguenze sulle persone: si legge, ma senza capire, o,
peggio, si capisce quello che si vuole. La verità? Un accessorio ingombrante.
Come è stata manipolata e stravolta la vicenda del disturbatore al convegno di
Milano, così si distorce questa semplice e banale vicenda.
Come
capita tutti i giorni suoi social media, dove il meccanismo ideologico è
dilagante: non leggi, intervieni a gamba tesa, condanni, quando te lo fanno
notare ti sdegni, ritieni di essere parte offesa, ti inalberi, accusi gli altri
di averti insultato e giudicato. Tutto collegato con quanto prevede
l’ideologia: ho ragione per definizione e tu torto, quindi ogni mezzo per
schiacciarti è lecito.
Ecco
allora che non importa che cosa abbia scritto Margherita: noi sosteniamo che
copi solo perché ci serve per attaccarla politicamente –che delusione il
quotidiano della destra che si attacca a queste cosucce- o per schiacciarne la
popolarità, che non vada più in giro a dire che la famiglia è importante e
soprattutto che non diventi pietra di scandalo per tutto quel mondo della
scuola –e ce n’è così come di maestre Margherita ce ne sono tante, come ad
esempio la preside di Cuneo- che non sa fare il suo mestiere che alla fine è
quello di aiutare le famiglie ad educare.
E
qui si chiude il cerchio: i falsi miti che vogliono distruggere la
responsabilità e la relazione, e chi si oppone, chiunque sia di buona volontà,
che sostiene i valori fondanti della società.
E
qui si svela anche il meccanismo delle ideologie dominanti: separare le parole
dal loro senso, separare la causa dall’effetto, incarcerarci nell’attimo che
fugge, incatenarci alle voglie dell’istinto.
Proprio
ciò che noi combattiamo.
Ormai siamo diventati tutti schiavi inconsapevoli...I mass media ci stanno uniformando,ci fanno credere ciò che vogliono, ci rendono incapaci di pensare.
RispondiEliminaLa maestra credo si sia ricordata di quando era piccola lei e questi presunti compiti erano le regole che ogni famiglia seguiva seguendo i dettami del buon senso e dell'amore. Io ricordo gli anni della mia prima infanzia e delle elementari proprio come quelli più belli della mia vita, perchè vivevo nell'amore dei miei genitori, che trascorrevano molto tempo con me, sia in casa che all'aperto, mi accompagnavano dai nonni che vivevano in un posto per me bellissimo, mi raccontavano delle storie ogni sera prima di addormentarmi,invitavano gli amici perchè giocassero con me e in casa c'era sempre un gatto a tenerci compagnia.
Al Conservatorio avevo un professore che non ci dava mai compiti per le vacanze.Diceva che servivano per riposarci e che dovevamo divertirci per riprendere le energie. Mi piaceva così tanto questo suo pensiero che l'ho fatto mio e non ho mai assegnato ai miei alunni compiti per le vacanze.
Le vacanze sono fatte per leggere, viaggiare,giocare, stare con gli amici...Nessuno è mai diventato somaro per aver smesso di studiare per qualche giorno. La maestra Margherita è solo una maestra saggia e di buon senso. Perla rara ai giorni nostri!
In quanto ai genitori che difendono i figli,ormai è usanza comune. I propri figli sono santi, quelli degli altri sono diavoli. I propri figli vanno perdonati sempre, sono quegli degli altri che sono cattivi. Se quei genitori di Cuneo che hanno difeso i figli avessero avuto i loro al posto di quello che è stato umiliato, avrebbero fatto il diavolo a quattro affinchè chi li aveva messi alla berlina fosse punito, invece si trattava di punire i propri figli e il gesto assumeva subito un'altro significato: era solo uno scherzetto!
Io dico solo una cosa: non ne posso più! Spero solo di poter andare al più presto in pensione...
ti ho letto volentieri.... ciao
RispondiEliminaGrazie a entrambe!
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