Pubblicato su LaCroce quotidiano del 16 aprile 2015
C’entra sempre l’amore. E la morte. È tutto qui.
Come la vinci la morte? Come la sfidi?
Il mito di oggi è che non la puoi vincere e quindi mentre
l’aspetti consentiti di tutto. E fingi che sia amore. Che in realtà vuol dire
chiudersi nell’egoismo, quindi l’esatto contrario dell’amore. Basta fare finta che sia così. Basta
illudersi che l’egoismo sia una forma sublime di amore, che ci sia bisogno di
amare se stessi per primi per amare poi gli altri… (il demonio non può che
scimmiottare il Cristo, e illudere giocando con le parole come un giocoliere fa
con le sue palline e così tramuta “ama il prossimo tuo come te stesso” in “ama
te stesso per amare il prossimo tuo” di fatto prosciugando la bellezza
dell’amore).
Perché in realtà la morte la puoi fregare, la puoi deridere,
la puoi sconfiggere.
Ma solo con l’amore, come spiega nella sua bellissima omelia
di Pasqua una firma celebre di questo quotidiano, don Fabio Bartoli (cercatela
in rete, su Facebook, su mauroleonardi.it, e ascoltatela tutta: ne vale la
pena!).
L’amore però non è quello che vogliono farci credere questi
mercanti di morte che si riempiono la bocca di falsi miti, dei quali hanno
bisogno per propagare i loro interessi.
I quali sono di due nature: da un lato togliere ogni ombra
di male alle loro voglie, perché in fondo l’uomo ha bisogno -un bisogno fisico,
profondo, un abbraccio- l’uomo ha bisogno di essere rassicurato che sta facendo
il bene. Nessuno vuole fare il male, anche se si rifiuta di credere che un male
esista, lo percepisce che non si può fare il male, e allora si illude, lotta,
rifiuta se stesso per assecondare i propri capricci e vuole che tutti li
chiamino bene, perché non può sopportare l’abbraccio che condanna il suo
peccato, poiché anche l’accoglienza del medico, che non può negare l’ulcera
neppure nell’ospedale da campo, gli dà fastidio, la percepisce come una
condanna, perché da che mondo è mondo il giusto ricorda all’empio il suo agire
male, e allora lo vuole distrutto, lo vuole annientato. Vuole un mondo senza
speranza, senza amore, ma facendo finta che l’amore e la speranza esistano.
Non sanno che cosa sia l’amore, perché non hanno questa
categoria intrisi nell’ideologia dell’individualismo, dell’-ismo quale che sia,
forse davvero isterismo. Sembra non capire, non sperimentare che cosa sia
l’amore la presidenta che si lamenta delle donne che servono a tavola la
famiglia già seduta e pronta all’evento,
e non capisce che quello è solo amore, un amore infinito, che regala
generosità, che produce gioia e non sottomissione –alla maniera della Boldrini,
mica secondo il canone Miriano si intende!- e che produce relazioni e non
schiavitù.
Poi sarà il turno del marito di riparare la tapparella, dei
figli di fare la spesa o sparecchiare la tavola, perché l’amore che fa battere
il cuore è questo, non un passaggio più o meno rapido a letto, è ascoltare
quando non ce la faresti, è gesti di servizio, è momenti speciali. Proprio non
capiscono perché non parlano i linguaggi dell’amore, ma quelli del piacere e
pretendono che tutti prendano questi miti e li facciano propri così da
rassicurarli che sono nel giusto.
Dall’altro, l’altra natura dei mercanti dei falsi miti puzza
di Grandevecchio, di interesse commerciale, di budget trimestrali da
raggiungere, di nuovi prodotti da lanciare, perché l’amore non spreca, l’amore
non spende a vanvera, l’amore conserva, è l’egoismo che sperpera e fa girare
l’economia. C’è questo dubbio che per certi versi rassicura: dall’ ISIS ci
salveranno le multinazionali, dato che se conquistassero l’Europa raderebbero
il mercato a zero ben peggio di quanto possano fare anche tantissime famiglie
numerose cattoliche…
Non hanno l’amore nella loro grammatica, come non hanno la
lungimiranza.
C’è questo folle che entra nel Tribunale a Milano e ammazza
tre persone, e che cosa ti commentano? Che non si capisce come mai in questa
società ci siano ormai così tante liti e tanto odio. Ma va? Ma se hai seminato
per decenni la necessità di pensare solo a te stesso, di mettere IO al centro,
che D-IO non esiste, che tutto è lecito, che puoi anzi devi essere l’uomo che
non deve chiedere mai, Egoiste! E che Arrogance è un profumo che attira, che tutto è diritto e nulla dovere,
anche il lusso è diritto, il figlio è un diritto –tanto a lui va bene comunque-
che l’aborto è un diritto, che la fedeltà è una cosa da cattolici
tradizionalisti o peggio ancor integralisti, che l’amore è sesso, come fai a
meravigliarti che questi miti –perché questo sono, miti e falsi- producano solo
odio e liti e violenza?
Come fai a non capire che l’egoismo non può partorire
generosità?
Ah ma siamo tutti fratelli. Dobbiamo rispettarci, aiutarci,
accoglierci, comprendere le altre culture, dare da mangiare agli affamati,
vestire gli ignudi.
Altra falsificazione mitologica.
Chiariamo. Tutte cose da fare s’intende, ma perché c’è un
senso che viene disconosciuto.
Come facciamo ad essere tutti fratelli senza un Padre
comune.
Prendiamo questa cosa qui degli zingari o degli immigrati,
lo dico da un punto di vista filosofico, con gli uni che fanno d’ogni erba un
fascio e bruciano tutti, radono al suolo e gli altri che fanno di ogni erba un
fascio dicono che vanno amati tutti perché vanno capiti.
Spiegami: perché?
Perché li devo amare? Perché li devo capire? Accogliere?
Sacrificare per loro? Perché?
Perché sono uomini! Affermano (e pare che invece in questa
categoria non rientrino le sentinelle in piedi, i vogliolamma, i cristiani
massacrati nel mondo, per i quali non c’è un #jesuis che tenga).
Sono uomini come te, ripetono. E allora? Che cosa ne devo
dedurre? Perché da qui deve discendere il mio sacrificio per loro?
Il punto è che i falsi miti si reggono sulla confusione,
perché alla prova della logica, alla prova della grammatica, alla prova del
dizionario non possono reggere.
Non c’è nessuna ragione per cui, in nome di una generica
umanità, io debba sacrificarmi per il mio vicino, peggio per un lontano.
Neppure per la legge del “oggi a te, domani a me”, ti faccio un favore per
averne un altro domani. Non sta in piedi in una società che ha scelto di
vincere la morte con l’egoismo. Non potrebbe fare diversamente, l’amore ha
bisogno di ben altro fondamento.
Va analizzata allora una volta per tutte questa costruzione
filosofica dei falsi miti, e già etichettare come filosofia questa ricerca
della dissoluzione è farle un omaggio che non merita.
Il punto nodale è esaltare i propri desideri, le proprie
pulsioni, senza dover sottostare a nessuna limitazione. Perché? Perché di
fronte al dolore, se sei incapace di dare un senso, non resta che
anestetizzarlo. Viviamo nell’esaltazione del divertimento, inteso in senso
letterale dis-vertere: distogliere l’attenzione, guardare altrove. Poiché
l’uomo non può da solo darsi un senso, capire come gestire questa cosa qui –la
morte, il dolore- che cerca di sconfiggere (vedi il recente articolo,
pubblicato qui lo scorso 11 aprile, di Emiliano Fumaneri sulla pratica della
ibernazione e la filosofia del trans umanesimo) senza riuscirci, non gli resta
che guardare altrove, ubriancandosi di passione per dimenticare la morte.
Allora tutto deve concorrere a questa follia: tutto deve
essere permesso perché la presenza di un limiti mi ricorda la fine alla quale
sono destinato. E la Chiesa, che invece ricorda la morte per esaltare la vita
che viene dopo, va sconfitta perché non mi permette di “distrarmi”.
Ma poiché la ragione stessa grida contro questa follia,
l’ideologia del “divertimento” deve confondere, ubriacare. Non resta che creare una realtà
parallela, manipolata, in cui l’ideologia plasma il vero distorcendolo.
Per raggiungere il risultato e ottenere questo diabolico
obiettivo, c’è bisogno essenzialmente di tre fattori:
a) svuotare
di senso la logica e il linguaggio, distorcere il senso delle parole e
cancellare il rapporto di causa ed effetto,
b) stroncare
con la violenza chiunque si ostini a ragionare con la propria tesa usando le
categorie della logica e della verità,
c) illudere
che tutto questo sia un felice passo avanti verso il progresso.
Il trucco è tutto qui, e lo si percepisce in tutto ciò che
sta accadendo nella società occidentale.
L’amore è ribaltato, si comincia da qui: bisogna infatti che
questo sia il primo baluardo a cadere perché se l’amore viene compreso e
vissuto per quello che è, innanzitutto gratuità e generosità nella rinuncia a
se stessi, vale a dire il modo migliore per essere felici, allora il mondo dei
falsi miti del progresso non può reggersi in piedi, si abbatte su se stesso.
Per questo l’amore è ridotto a piacere e ad
auto-celebrazione, perché solo così si può costruire un mondo alla rovescia, un
mondo in cui vince la morte. Ma, temo tragicamente, questo i profeti dei falsi
miti non l’hanno capito.
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