Articolo apparso su LaCroce quotidiano in data 18 marzo 2015
I miei precedenti articoli usciti sul quotidiano sono qui
e come bonus Cogito interruptus
I falsi miti del progresso hanno bisogno di idoli che
costituiscano al contempo fondamento sul quale poggiare e feticcio da
sbandierare come promessa di felicità.
Tra questi forse il più evocato è il concetto di consenso,
ormai elevato a metro etico (una sorta di eticometro sociale). Se c’è il
consenso tutto è giusto, tutto è buono, tutto è ragionevole.
Peccato che questa presunzione non funziona, non solo in sé -intendo
dire con questo che il consenso non può essere elevato a elemento dirimente, a
sommo giudice- ma anche nell’ideologia che ne sta facendo una bandiera.
Perché quello che questa ideologia qui, quella che s’ispira
e alimenta i falsi miti, sta facendo, è giocare con la coerenza, con la logica,
con la razionalità. Per questo ha bisogno di un ambiente fortemente imbevuto di
emotività, perché quest’ultima, specie se mescolata con l’istinto, obnubila la
ragione, nega la consecutio, dimentica e sembra così tutto assolvere.
Così vediamo marce oceaniche per difendere la libertà di
opinione “senza se e senza ma” e minacciose scese in campo contro pericolosi
omofobi, magistrati anti-NoTav, sacerdoti leali e via dicendo, per impedire
loro di esprimere come la pensano e soprattutto perché
Che tra l’altro questa storia del “senza se e senza ma” mi ha
sempre profondamente irritato in quanto dimostrazione matematica
dell’incapacità dell’ideologia di tenere insieme tutti i pezzi. Come fa una
cultura che si vuole figlia della Resistenza ad affermare “mai la guerra, mai
la violenza senza se e senza ma!”. Che cosa è stata la Resistenza? Una sfida a
tresette? Una scampagnata? Se allora la violenza, la guerra, è stata necessaria
per liberare il Paese, vuol dire che non può essere “mai”!
Ma questo è solo un palese esempio di questa follia
illogica, che riempie la voce di chi non è in grado di esprimere un proprio
parere e ha paura di chi ragiona con la propria testa e sopratutto partendo da
valori veramente alla difesa della persona.
Consenso dunque, che si rende necessario per porre un argine
ad un’altra grande panzana, della quale ho già avuto modo di parlare, quella
che suona così “la tua libertà finisce dove comincia la mia”. No la libertà
finisce dove inizia la verità, si definisce (forte l’etimologia vero?
de-FINISCE) a partire dalla verità, non da me, perché la mia libertà non potrà
mai essere uguale alla tua se non c’è un metro di giudizio condiviso.
Ecco allora l’inganno del consenso. Dicono: se sono
d’accordo perché tu ti metti in mezzo? Quindi le nozze trine vanno bene, love
is love va bene, la cessione di figli va bene, la corruzione va bene.
Ah no ferma tutto, la corruzione no! Ma perché? Non sono
d’accordo? Non c’è il consenso? E allora?
Ah ma in questo caso c’è di mezzo un bene comune che la
corruzione attacca.
Apperò, fermi tutti, allora c’è una cosa che è superiore al
consenso, questa roba qui che chiamate bene comunque vale di più? Perché se c’è
anche una sola cosa che vale di più, allora non vale più il principio che basta
il consenso. Attenzione questa è logica, è razionalità: se c’è un valore
superiore ad un altro allora il primo non può essere più metro assoluto di
valutazione.
Quindi il consenso non basta più. Ci vuole un valore che
faccia da fondamento
Il punto è come definirlo, perché non può essere lasciato
pendente, bisogna risolverlo. Invece oggi si glissa, quando questo aspetto
emerge lo si elude, ci si rifugia nelle leggi dello Stato, nell’Europa lo
vuole, ce lo chiede. Bene, allora spingiamo a fondo su questa strada: le leggi
naziste andavano rispettate perché leggi dello Stato, per di più stato
democraticamente eletto.
Eh no, il nazismo? Il male assoluto! In questo caso le leggi
dello Stato non è il mantra che funziona. Lungi da me dire che il nazismo sia
il bene, ci mancherebbe, voglio però ragionare sulla logica: in virtù di che
cosa affermo che lì, in quel contesto spazio-temporale, il mito del “è legge
dello Stato” non vale più?
Quando i vincitori processarono a Norimberga i gerarchi
nazisti per poter imbastire il processo dovettero ricorrere ad un artificio: in
basi a quali leggi andavano giudicati? Non certo quelle tedesche, né si poteva
applicare alla Germania leggi di un altro paese. Estrassero dal cappello il
concetto di legge universale, vale a dire valida nel tempo e nello spazio.
Allora c’è! Allora non è vero che devo obbedire allo Stato
se quello che mi propone è contrario alla legge universale!
Allora il consenso è fuori gioco!
Un altro esempio? La prostituzione, che molti vogliono
legalizzare per fare cassa con le tasse. È o non è dispregio del corpo
femminile? Ce lo dovete dire, perché il consenso c’è, oppure no? Oppure sono
schiave? E le escort? Sono eroine da salotto televisivo o che altro?
E la pedofilia? Se c’è consenso perché la considerate una
piaga da abbattere?
Perché il limite 18 anni? Se è vero, come dite, che è il
consenso a fare la differenza che cosa c’entra l’età?
Eh c’entra perché esiste il plagio, esiste la manipolazione,
la costrizione, la violenza psicologica.
Fermi tutti ancora: e questa come la definiamo? In rapporto
a che cosa la definiamo? E da che cosa dipende? Perché ritieni che se c’è il
consenso una minorenne può abortire senza il parere dei genitori, avere accesso
a farmaci, ma non avere un rapporto consenziente con un maggiorenne? Chi manipola chi?
Il consenso è proprio un mito da tirare per la maglietta a
seconda di ciò che importi, di ciò che serva, di ciò che faccia comodo per
affermare l’ideologia anti-umana che spumeggia ormai ovunque nella nostra
società.
E questi miti si reggono sostanzialmente sulla fallacia
logica, sull’incoerenza del pensiero, su una assenza di base razionale che
definisca una linea guida.
La liquidità di cui Zygmunt Bauman parla è proprio questa:
l’ideologia anti-umana ha bisogno di giocare a tutto campo affermando
continuamente l’opposto di quello che ha detto poco prima perché se stesse
ferma tutti vedrebbero l’inganno.
La nostra società ha bisogno dei disperatamente di bambini,
non ancora sedotti dalla tentazione del piacere, che sappiano gridare “il re è
nudo” per svegliare tutti.
La battaglia che ci aspetta, quella che spesso descriviamo
come la necessità di sguainare spade per difendere il colore dell’erba citando
Chesterton, è quella per aiutarci gli uni gli altri a non abdicare la ragione,
a tenere via la logica, a richiedere la coerenza, a fuggire dall’attimo che
fugge per rifugiarci nel tempo che dura: la lungimiranza è una virtù, non una
malattia della vista e del cuore. Oggi ci vogliono rinchiusi nell’istante
perché così è più facile nascondere l’incoerenza.
E noi alziamo lo sguardo e fissiamo l’orizzonte, dove cielo
e terra si uniscono, e dove tutto assume la dimensione dell’assoluto.
Molto vero quello che ha scritto signor Paolo ,i miti a volte possono essere molto subdoli, soprattuto quando ci spingono a non pensare ma solo a partecipare in ricerca di un generico consenso. Oggi a Napoli c'era il Papa , ed ha avuto molto " consenso ", un consenso non legato solo alla fede ma anche alla ragione. Francesco
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