Qui non è tanto una questione di donne e uomini,
sebbene una grande differenza ci sia: le donne intuiscono, vale a dire colgono
l’essenza senza necessariamente avere bisogno di una mediazione logica, l’uomo
scompone razionalmente e ricostruisce con logica. Non ci credete? Qual è il
prototipo della lite donna-uomo? Lui le dice: non l’hai capito? Lei risponde
non te ne sei accorto?
Chiarito questo ciò che intendo condividere è la
difficoltà a penetrare e fare proprio, diciamo comprendere finché qualcuno non
propone un vacabolo più adatto, ciò che gli altri provano. Perché provare è
molto più che pensare o sapere: quest’ultimo è atto razionale, il primo mescola
anche, in dosi abbondanti, il cuore.
Capita che in qualche angolo del web si discuta da
tempo, dopo una iniziale fiammata con toni piacevolmente pacati e rispettosi,
di dolori e letteratura. E c’è un grande sforzo da entrambe le parti per capire
ciò che gli altri pensano e perché. Eppure, sebbene sempre con garbo e
delicatezza si proceda per piccoli passi sempre più vicini al contatto, sembra
impossibile raggiungere quel punto che non è compromesso, ma comune verità.
E non perché la verità non ci sia, ma perché sta
così fuori dalla razionalità che non c’è mente che la possa raggiungere : il
dramma è che neppure cuore la può cogliere e comprendere. Perché? Perché nessun
cuore ha vissuto e sentito ciò che gli altri hanno sentito e vissuto e sofferto.
Ho ben da dire che capisco il dolore altrui, ma non posso farlo mio, non posso
provare ciò che atri hanno provato, perché questo passa dall’esperienza, dalla
vita. E la vita è meravigliosamente unica e irripetibile. E al contempo questi
altri, che hanno sofferto sofferenze profonde e diverse, non possono, anche se
lo vogliono e si sforzano, di capire questa attuale sofferenza, questa dignità,
perché ciò che hanno vissuto impedisce loro, fisicamente, direi, di sentire ciò
che sentiamo noi perché comunque, sempre, sovrapporranno i loro piano
all’altro. Senza malizia, senza arroganza. Solo per via del cuore.
Ed è cosa buona questa, perché vuol dire che un
cuore c’è e che ama e che quindi soffre, e vive e non scivola sull’esistenza
inebetito e diluito, quasi scolorito in un pallore che più che putrefazione
ricorda l’assenza.
Ed è anche bello che ci sia questo sforzo di
venirsi incontro per scambiare una profondità che appaga e arricchisce.
Fosse sempre così la vita, saremmo tutti più accesi
e più vivi- Così vivi da gustare ogni singolo istante.
Sicuramente essersi trovati nella stessa situazione può aiutare meglio a capire gli altri che ne stanno vivendo una analoga. Io in genere provo ad immaginare pensando: "Come mi sentirei se mi trovassi in questa situazione?" Magari un po' mi avvicino, o almeno ci provo, tenendo sempre in conto che è molto difficile comprendere ciò che non si vive veramente. Allo stesso modo ci sono persone che mi danno consigli in una certa situazione e poi vedo che, quando capita a loro, si comportano in modo completamente diverso. Io credo che siano sinceri quando esprimono certi consigli, ma evidentemente, quando tocca a loro, si rendono conto che la situazione è ben diversa da quanto si poteva solo immaginare.
RispondiEliminasaggezza molto concreta Caterina, grazie!
RispondiElimina