Lampi di blog: le ristampe della prima stagione
Le parole sono maschili e
femminili. Le parole hanno peso e volume. Le parole sono macigni e ruscelli. E
le usiamo proprio in modo diverso. E’ come se anche per esse fosse valida la
legge di conservazione e il loro numero dunque fosse limitato. E per qualche
ragione fosse stato dato un dono a donne e a uomini per usarne nel modo consono
alla loro natura. Abbiamo realizzato, in collaborazione con un cliente, una
serie di interviste a professionisti con lo scopo di indirizzare i
comportamenti di chi ha necessità di porsi in relazione con loro. Per una
coincidenza casuale è stato un uomo ad intervistare gli uomini e una donna ad
intervistare le donne. Intervistare poi. Si trattava di porre una domanda fuori
onda ed videoregistrare la risposta.
Che cosa ne è venuto fuori?
Mediamente le interviste maschili durano dal 30 al 50% in meno di quelle
femminili. E mentre l’intervistatore passa del tutto inavvertito,
l’intervistatrice interviene più volte, forte e chiara, a sottolineare, a
correggere, a suggerire, ad approfondire. Non ce la fa proprio a stare zitta.
Perché è così: le donne parlano.
Ora con questo non voglio dire che invece gli uomini ascoltano, mi piacerebbe
proprio, ma so bene che ci capita di nascondere dietro un viso assorto e
proteso solo il silenzio della nostra mente che gira, a vuoto, su un solo
pensiero. Ma di certo il numero di parole che abbiamo a disposizione sembra
essere sostanzialmente inferiore. Ci sarà un perché.
Le donne raccontano le loro
emozioni parlando, ragionano parlando, ci amano parlando. E dimostrano tutta il
loro disappunto nei nostri confronti tacendo. Quando smettono di parlare ci
stanno punendo, ci stanno negando ciò che per loro è relazione.
Drammaticamente la prima cosa che
l’uomo pensa di fronte a questo tormentoso silenzio è “finalmente tace!” e solo
dopo un po’ quando comincia a preoccuparsi. Spesso quando è tardi.
Gli è, credo, che la donna è
fiume e l’uomo roccia, per assegnazione divina, non per scelta, e sono ruoli
nei quali stiamo anche un po’ scomodi a volte. E questa differenza in qualche
modo si deve pure percepire: così il parlare femminile è avvolgente come un
fiume, ora turbolento, ora pacato, sempre inarrestabile, sempre in movimento. E
quello maschile è scaglie, ferro, granito, spigoloso, intermittente, pungente.
Mi capita talvolta di sedere a
cena con tre donne, moglie e figlie, in assenza del primogenito, maschio. Sono
momenti tanto piacevoli quanto sofferti. Perché non solo sono costretto a
viverli in assoluto silenzio, parlare risulta impossibile: bisognerebbe
riuscire a penetrare quel vento di parole nel momento, raro, in cui tutte e tre
contemporaneamente prendono fiato; ma anche faccio fatica a seguire i discorsi
che si agitano come un mare, avanzano poi ritornano indietro come per la
risacca, poi si spezzettano, si incrociano, si separano, si riprendono. Ed io
resto inevitabilmente indietro. Sempre. Privati della logica noi uomini finiamo
come conchiglie buttate sulla rena. Non possiamo che stare lì, quieti, ad
osservare la dolcezza del mare che danza insieme al vento.
Molto bello questo post, come quello precedente. Gli uomini tacciono, ma evidentemente analizzano, studiano, riflettono sulle donne e, fortunatamente, come nel tuo caso, apprezzano.
RispondiEliminaLe donne sorridono e ringraziano...
Felice 2012!
PS. non so cosa abbia toccato, ma cercando di postare questo commento mi è saltata prima fuori una pagina con una donna nuda ammiccante...oioioioi...come sarà successo?
Non lo so neppure io, non è roba mia... adesso quando posto vedo anche io che cosa succede... la parola sesso scatena la rete?
RispondiEliminagrazie buon anno a te e famiglia
Paolo
Mi è piaciuto vedere da quanti diversi punti di vista possiamo osservarci. La donna è fiume e l'uomo roccia mi sembrano immagini azzeccate.
RispondiEliminaBravo! Buon 2012 a te e famiglia.
Grazie mille e un augurio sincero a te e famiglia per un 2012 senza tempeste e ricco di sole
RispondiEliminaPaolo