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reblog - scrosci di post del 2010
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“e poi quando te la metti?”
questa frase rivolta da una moglie al marito e avente per oggetto una maglia
dell’Inter che il poveruomo cercava di comperare, dimostra la profondità
dell’incomprensione tra i sessi e la ancora più profonda frattura che tiene
separati due mondi. Tutto questo affermato, nel caso fosse complesso
comprendelo, all’interno del tono umoristico e autoironico che caratterizza
queste righe.
Perché diciamolo: che cosa cerca
un uomo in una maglia? Perché comperare un capo d’abbigliamento onestamente
inutilizzabile, se non nelle sere calcistiche a bordo divano con altri tifosi
come lui agghindati? Una maglia è appartenenza, è dimostrazione laica di una
fede sportiva che sta dentro radicata (impossibile cambiare la squadra del
cuore una volta raggiunta la coscienza di sé stessi: mio nonno paterno,
milanista come mio padre, mi prendeva in giro mostrando delle mie fotografie a
due anni nelle quali indossavo i colori rossoneri. Ribattevo facendogli notare
che nelle foto dell’anno seguente, alla soglia della capacità di intende e
volere, già vestivo il nerazzurro). L’appartenenza ai colori è sicurezza, è
sguardo al futuro quanto alla tradizione, è sentirsi parte di un tutto che
trascina con sé gioie e sofferenze, come la vita. Indossare una maglia è tutto
questo: val più il nome Milito o Zanetti (personalmente sceglierei la seconda)
che la firma Ferragamo o Blahnick su un capo che non dice nulla se non l’effimera
transitorietà che lo contraddistingue. Perché una maglia non passa di moda,
neppure quando il nome è da cambiare: perché c’è stato un momento in cui
Ronaldo è stato il simbolo di quei colori. Non è più oggetto da saldo di fine
stagione o capo dismesso. E’ storia.
Le donne invece sono pragmatiche:
che te ne fai? Quest’anno è già finito e magari il prossimo sarà un disastro
(facciamo le corna e tocchiamo ferro. Ho detto ferro…) e poi quando mai la puoi
mettere? Mica alla serata della scuola. O all’uscita con gli amici. Al massimo
quando da solo guardi le partite. E allora spendere questi soldi per una maglia
che non si può sfoggiare… che serve?
Credo che le donne siano non solo
più pragmatiche ma anche più individualiste, nella loro consorteria solidale.
Noi saremo anche competitivi, ma lo spirito di squadra dentro ci rugge. E con
esso quello dell’appartenenza ai colori. Mah. Che ne dite?
Anche gli uomini a volte dicono "che te ne fai?". non ti dico la faccia di un mio amico, quando ha aperto il mio frigo in cerca di cibo e ci ha trovato una trentina di bottiglie di profumo, più qualche centinaio di campioncini...
RispondiEliminaposso capire lo sconforto: per un uomo oggi oggetto ha uno scopo. Frigoriferp = cibo.... ;-)
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