C’è
questo nuovo serial, che ne buttano fuori uno alla settimana e fai fatica a
stargli dietro. Ma questo vale. La pena intendo. E’ un po’ maschile d’accordo.
No, non perché sia uno spara-spara. Piuttosto perché è un po’ borderline con la
fantascienza, ma non quella esplicita alla Spazio 1999 o Star Trek. No.
Quella
strisciante, alle Lost, Fringe, Alcatraz. Quello sconfinamento in un terreno
che è ambiguamente (im)possibile, forse (im)probabile. Insomma. Piace poco alle
donne.
Invece
c’è una profondità che merita.
Ecco,
una versione più intensa di Crash, il film, e di Flash Forward.
E
poi c’è quello di 24, Kiefer Sutherland, un bel fieu…
Si intitola Touch e parla del destino: c’è
un bambino che sembra autistico ed invece è si una specie superiore, uno che
vede come la vita dell’uomo sulla terra sia una guerra e ci sia bisogno di
solidarietà per vincerla. Vede le connessioni che la Provvidenza, questo lo
dico io, tesse tra le persone, solo che lo vogliano, e con l’aiuto del padre,
che solo poco alla volta lo scopre, snoda i fili, li dipana, spalanca i
collegamenti, rende la gioia, risolve i problemi.
Banale?
No.
A me sembra che riveli come la Provvidenza ci sia davvero, ma che richieda il
nostro aiuto e che se vogliamo darlo dobbiamo superare la comodità, metterci la
faccia, impegnarci. Soprattutto metterci in ascolto, perché Dio parla piano,
sussurra, usa linguaggi diversi dai nostri. E si limita a suggerire.
Vale
la pena, fidatevi. Poi mi dite.
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