Prossimo post giovedì 19 aprile
Non capisco come
non abbiano già utilizzato questo format. Che in confronto il Grande Fratello o
L’isola dei famosi sono una passeggiata a Disneyland. Perché c’è un luogo, una
situazione, che inspiegabilmente riesce a condensare e riassumere tutte le
abiezioni dell’uomo, a rapprenderle nello spazio di un soffio e a farle
esplodere con la fragranza di una giorno appena nato. E stende intorno a sé la
tenebra, dopo la luce cattiva scende un’oscurità densa e fritta nella quale la
bestialità si aggira mordendo e stanando anche chi spera ancora di trovare un
barlume di razionalità. C’è una situazione, un luogo in cui le persone
depongono il tratto umano, abbandonano sulla soglia ogni benché minima pretesa
di altruismo, ma neanche, anche solo di attesa per il bene comune, e indossano
le armi della difesa dei propri egoismi ad oltranza, come Leonida alle
Termopili: piuttosto sopra il mio cadavere. Immaginatevi ricreare una simile
ambientazione in un reality: altro che le schermaglie del GF! Altro che le
risse dell’Isola. Persino altro che le rivalità di Amici. Pensate
che audience potrebbe avere un reality in cui ognuno si riconosce, perché di là
almeno una volta ci è passato, e almeno per una volta quelle stesse sensazioni
le ha vissute dentro di sé, intorno a sé: ha sentito crescere dentro di lui la
rabbia, prima sommessa, poi incredula, poi spaventata, infine incontenibile.
Perché ci ha provato a controllarla, ci ha provato a ragionare, ci ha provato a
mediare. Ma alla fine ha ceduto: o si è lasciato travolgere dalla passionalità
del clima, e come belva ruggente si è gettata nella mischia; o ha lasciato le
armi e se ne è fuggito atterrito da se stesso e dal genere umano. Sì perché
potrebbe anche esser salutare mettere in mostra dove l’uomo può giungere, fin
dove può scendere nell’abisso dell’egoismo, dell’odio, della mancanza di
rispetto, dell’idiozia, dell’incapacità di ragionare. E sarebbe anche un
interessante studio sociologico, perché lì, cadute le difese del perbenismo,
abbandonati i sorrisi da cortile, quando ci si incrocia e si saluta mettendo su
la faccia più brillante e falsa che possediamo, per quei sei metri in cui si
rientra nel campo visivo, prima di riaccendere il pettegolezzo e la critica, lì
tutto viene fuori: è un grande specchio che riflette all’uomo il suo io
bestiale, demoniaco. Che se uno riuscisse a fare un passo indietro, a vedere il
tutto con sguardo non dico limpido, ma almeno sbrinato, se riuscisse a
riaccendere la ragione quel tanto che basta per osservare ed osservarsi, gli
cadrebbero le scaglie dagli occhi e potrebbe vedere i demoni danzare accanto
alle persone che tengono al guinzaglio, e ridere, e schernirle mentre le
aizzano. O sì, avrebbe anche una valenza metafisica un reality simile. Che
parlasse dell’Armageddon quotidiano. Che mette in scena, a beneficio di tutti,
l’assemblea di condominio.
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