Dio
ha molto modi di parlarti. Se lo stai a sentire si intende. Perché non urla
Lui, e non ti rivolge la parola quando Lo interroghi con insistenza.
Dovresti
saperlo, te lo ha scritto. Quel famoso passo di 1Re 19, 11-13 che fa così “Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i
monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento.
Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. 12 Dopo
il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci
fu il mormorio di un vento leggero. 13 Come l'udì, Elia si coprì il
volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna. Ed ecco,
sentì una voce che gli diceva: «Che fai qui, Elia?»”.
Però
te ne dimentichi, e allora non stai attento quando sceglie modi sommessi per
farti una carezza, sorriderti, indicarti la strada.
E
con ognuno ha un modo tutto personale, che solo tu capisci, come un accordo tra
due amici che si strizzano l’occhio. E infatti è bello tacere questo linguaggio
che m’ha rivelato e condiviso. Però c’è, credetemi, c’è.
Ne
ho avuto una nuova certezza nei giorni scorsi: un brutto momento, con il lavoro
che s’affossa invece di decollare, e le opportunità che sembrano come anguille:
ti scappano deridendoti.
E
anche durante la Messa sono i pensieri torvi quelli che affollano la
cappellina, che proprio il diavolo va a scatenare le sue artiglierie, e
graffia.
Ecco,
quando tutto sembra buio, uno squarcio dal vangelo che parla di Giairo (Marco 5,21-43) e la figlia che gli muore
proprio alla soglia della speranza, quando la luce è lì, che scivola verso di
te, rapida.
Te
lo immagini quest’uomo, che spinto dal dolore le prova tutte, anche con il
profeta di Galilea, lui che essendo uomo di legge e sapienza sa bene che dalla
Galilea non viene nulla di buono. Ma di fronte all’amore, come cantava anche la
Vanoni, “proviamo anche con Dio, non si sa mai”. Ed ecco che proprio mentre ha
convinto il Maestro, così lo chiamano, è trattenuto da questa stupida donna che
gli tocca il mantello, e perde l’attimo, quel momento chiave, e arrivano a
dirgli “lascia perdere, è morta”. Ecco, lui che di fede ne ha pochina, perché
crede solo nelle capacità taumaturgiche, da guaritore, neanche fosse una specie
di wannamarchidonascimiento, gli casca il mondo addosso.
Come
mi sentivo io.
E
me lo vedo Gesù, che gli mette una mano sulla spalla, gli sorride e gli
sussurra all’orecchio “non temere, tu continua solo ad avere fede”.
Ecco.
Appunto. Era per me.
Grazie mille Paolo... commovente. In un momento molto difficile della mia vita successe che durante una confessione il frate mi disse: "In Dio c'è sempre una speranza" Fu una frase tanto semplice quanto dirompente in quel momento... veramente Dio può tutto anche quando umanamente non c'è più niente da fare.
RispondiEliminaGrazie Stefano, è proprio così.
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