Mi
hanno sempre intrigato le tre tentazioni con le quali si aprono. l’attività
pubblica di Cristo e la Quaresima. Perché intuisci che c’è molto di più di
quello che sembra.
Così
una svogliata mattina di un febbraio che ha virato dal gelo profondo,
aggressivo, assediante, ad una primavera precoce, timida e pur intrigante,
maliziosa, che getta avanti un vento morbido e tiepido, per conquistare
l’inverno e convincerlo a cedere strada con qualche anticipo, capita che per
una serie di circostante vai a Messa in una chiesa foresta, in orario da suore
e albeggia tori, un pugno di fedeli che sfida il mattino, e scopri un tesoro.
Perché
il celebrante non scivola oltre l’ovvio per ricordare che insomma le tre
tentazioni hanno avuto celebre etichettatura da san Giovanni che le ha
descritte come concupiscenze: quella della carne (includendo tutto ciò che è
sensuale: anche il pane) quella degli occhi (il possesso: i regni della terra)
e la superbia (sfida Dio e Ti servirà). No, va oltre e ti apre scenari più
limpidi di quelli che fuori il sole inizia a dipingere.
Che
le tre tentazioni diventano frasi quotidiane, quella banalità del male che si
insinua tra un caffè e un sorriso, e le scopri spalmate in tutta la tua
giornata per mostrare la tua fragilità, apparentemente nascosta sotto piccoli
sbuffi di irrilevanza. O di ironia. Che anche questa è una grande tentazione:
la battuta che graffia, ma irride, che stupisce, e offende.
La
prima sta nell’inutilità del gesto: sarebbe lecito al taumaturgo sfamarsi con
delle pietre dopo quaranta giorni di digiuno. Che male c’è? Non faccio del male
a nessuno! Già: ma che bene c’è? In che cosa questo gesto aumenta il bene del
mondo e non alimenta solo ciò che tu consideri personalmente un bene per te?
La
seconda sta nella ricerca delle giustificazioni: lo dice anche Dio! Beh, magari
non esattamente, magari estrapolando, stiracchiando, interpretando. Cerchiamo
di costruirci una verità che ci faccia comodo partendo dalla Verità.
La
terza nel tutto e subito: in fin dei conti la missione di Gesù è proprio
quella, divenire padrone di tutta la Terra, e invece che faticare di persona
per tre anni culminati sulla croce e di duemila anni a seguire, ecco qui il
trucco che schiude tutto. Un gesto e tutto e subito. Ecco, quello che spesso
vogliamo e accettiamo: per fare il bene, e adesso, siamo pronti a cedere ad un
apparente piccolo compromesso, senza accorgerci che è una falla nel disegno, “la mosca che rovina il lavoro dei
profumieri” per dirla con la Scrittura.
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