Tra tutte le
frasi, lette e comprese, delle mie letture, che mi hanno dato più luce
aiutandomi a capire la filigrana della vita quotidiana, c’è un pensiero di Jean
Guitton (Sull’amore: libro sensazionale) che mi accompagna dal momento in cui,
parecchi anni fa, lo incontrai. E mi sorprende come la sua essenziale
semplicità, al limite del banale, di quel ordinario che nasconde le grandi
saggezze, non sia dominio comune. Già questo dovrebbe farmene comprendere la profondità.
Dice dunque
Guitton che quando siamo fuori di noi per la rabbia ciò che desideriamo è fare
male. Senza alcun rispetto per l’altro. Questa è l’essenza dell’odio: ecco per
non può esistere un odio santo, checché ne dicano in streaming pseudo comici
predicatori. E che per noi è molto più facile fare male a chi amiamo di più,
perché ne conosciamo l’intimità così nel profondo da sapere esattamente dove
colpire per lasciare la ferita più profonda. Affermazione così corretta da
avere un corollario immediato: quando vogliamo fare male a qualcuno che non
conosciamo, ci attacchiamo a quei luoghi comuni che sappiamo possono ferire. Da
qui certe offese che non hanno nulla di razzista, ma solo di becero. Come posso
colpire duro la persona della quale non so nulla se non mistificando ciò che lo
caratterizza? Quindi dagli al negro, al terrone, alla donna al volante, al
fascista, al cattolico, al gay e così via: categorie utilizzate, secondo
Guitton, non come offese razziste, ma come offese tout court.
Ora quando
litigano marito e moglie, è lì che il coltello affonda con più profondità,
perché la comunione è tale da lasciare ben poche parti dell’anima velate. E la
familiarità produce quell’esperienza del dolore altrui da fornire, nell’impeto
dell’ira, l’arma giusta nel momento giusto e mettere in bocca quella parola,
che se ad un estraneo può apparire inoffensiva, tra coniugi assume la violenza
di una mazza chiodata.
Il dramma, che la
passione incollerita del momento nasconde, e c’è un che di diabolico in questo,
è che l’unione è tale che ferendo l’altro, il colpo si riversa anche su di noi.
E probabilmente va più in profondità, perché alla sofferenza si somma la
vergogna.
Quando c’è: perché qui c’è la perla da scoprire. Provare rimorso,
pentimento, misericordia per risalire insieme. Se prevale il rancore, il torto
subìto, il desiderio di vendetta, è la nostra stessa vita che si sta
sgretolando.
Se prevale il rancore, il torto subìto e il desiderio di vendetta si sta sgretolando la vita di coppia, direi, e forse, di conseguenza , anche la vita.
RispondiEliminaVero, per questo bisogna amarsi di più... hai proprio ragione
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