Domenica sera.
Mentre il Milan segna al 91 giungendo a -1 dall’Inter, stiamo tranquilli
–tranquilli si fa per dire, come si può essere tranquilli con i cugini che
ormai ti fiatano sul collo?- a letto a vederci un film.
Prima. E non devo
neppure spiegarglielo.
Poi una puntata di
un telefilm.
Di schianto Franca
crolla sul cuscino: non ce la faccio più. Ho sonno. Dice.
Comprendo. Spengo
la tv, metto a posto e dormo anch’io. Si chiama pace coniugale. Va bene. Senza
neppure dovermi alzare, grazie al telecomando, metto fine al telefilm, al
minuto 17.48 quando si entrava nel vivo. Accipicchia stava diventando
interessate. Lo vedremo un’altra volta.
Sì, ma… quando: domani sera assemblea di condominio. Martedì il tormento
da Stanford Bridge (Chelsae – Inter finito poi 1-0 per noi. Noi chi? Ma i
nerazzuri ovviamente!), che solo a pensarci, altro che thriller…. X files!
Mercoledì? Va beh, prima o poi….
Abbasso la luce e
inizio la procedura di annottamento del Mac. Poi ci ripenso. Aspetta che
controllo… Lei sembra dormire di già… vediamo l’NBA.. e quella notizia? E i
blog degli amici?
Ed è allora che
lei si gira.
Che cosa fai?
Vedo un paio di
cose e chiudo.
Ma che cosa stai
guardando?
Ma non dormivi?
Sì infatti.
Quindi?
Ti sbrighi allora
che la luce mi dà fastidio?
Ma prima eri
girata di là e non la vedevi perché adesso ti sei girata di qua?
Perché così sono
più comoda.
Va bene.
Dai spegni.
Ok: porto di là il
mac e torno.
Quanto ci resti?
Perché quando vai di là ci stai sempre una vita. Come quello che dice che va a
comperare le sigarette e poi non torna più.
Io non fumo.
Appunto.
Come Appunto?
Appunto: sarebbe
una scusa.
Va bene faccio in
un minuto.
Vado. Connetto e
avvio il backup. Controllo. Spengo definitivamente. Torno. 128 secondi
cronometrati. La luce sul comodino è spenta. Silenzio. Mi infilo nel letto
senza far rumore. So che nel tragitto che la testa compie per piombare sul
cuscino mi sarò già addormentato.
Ed è allora che
ricomincia a parlare.
Allora domani dove
vai? E hai controllato il file che ti ho spedito? Guarda che Letizia va scuola un’ora dopo non svegliarla. E
Andrea ha finito la pizza? E il Milan che cosa ha fatto? Non alzarti troppo
presto domani hai bisogno di dormire. Poi ricordati che dobbiamo risolvere quel
problema. E c’è l’assemblea di condominio domani sera, ci vado solo io così ti
riposi. E posso darti una mano per quel progetto sulla scuola?
Trascinato verso
la veglia dal fiume di parole cerco di recuperare quel minimo di lucidità che
mi permetta di lamentarmi con dignità e orgoglio: scusa, ma non ti eri addormentata
tempo fa? Altrimenti vedevamo la fine del telefilm! Era così carino.
Che cosa c’entra.
Quello era prima. Adesso mi addormento, ma mi addormento più in fretta se
parlo.
Invece io stavo
già dormendo prima mentre tornavo dalla sala…
Ora perché raccontare
una vicenda piccola e privata come questa? Che cosa c’è di notevole in una
banale conversazione tra moglie e marito alle soglie del sonno? In questo
schetch stile sandraraimondo?
Se vogliamo
rimanere nel gioco di questo blog, possiamo osservare lo scontro tra la logica
maschile e la fluidità del pensiero femminile, che supera non solo il
collegamento causa-effetto, ma anche quello prima-dopo: una sorta di onirismo
einsteiniano . Ci si ride sopra.
Spero. Mi dicono. Magari ci si riconosce.
Oppure possiamo
andare un passo più in là e vedere come ogni situazione, anche piccola, può
essere occasione per quel affettuoso umorismo, per quella innamorata capacità
di ridere di sé, come coppia però, dato che oramai, in un certo senso, i
singoli non esistono più come tali, ma sono diventati una nuova unità. E come
c’è sempre spazio per prendersi cura l’una dell’altro, con quella amorevole
impertinenza che ogni moglie sa mettere in campo con il proprio marito.
Chapeau mesdames,
senza di voi la vita sarebbe così logica, così rigorosa, così piatta…
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