Lo so di uomini e spesa ho
già parlato elogiando i cellulari come ancora di salvezza quando di fronte
ad uno scaffale che interroga malizioso non sai che cosa prendere. E mi è
ricapitato ieri, vigilia di Natale, sballottato dalla folla che all’Iper si
attorcigliava nella folle corsa all’ultimo gamberetto, l’ultima tartina, nelle
ore mattutine a prodotti ancora freschi.
Ero lì, davanti al bancone della
pasta sfoglia, e dopo aver a lungo meditato -rettangolare, rotonda, rustica- ho
telefonato per prendere ordini. Ed eseguire. E poi, rassicurato dalla decisione
presa –per la cronaca: rotonda- mi sono gustato lo spettacolo, stando mende a
bordo corridoio, come un qualunque carrello abbandonato, da una donna è ovvio:
un uomo non abbandona mai un carrello. Ne ho visti io di mariti aggrappati al
carrello come ad uno scoglio che ti salva la vita dalla corrente impetuosa di
massaie e pensionati che ti turbinano accanto, appena rallentati da eroici
garzoni che sfidano le rapide in direzione opposta, conducendo gonfi rimorchi, carichi
di nuova merce da esporre e far strappare dallo scaffale in nanosecondi, così
chiamati anche per l’altezza dei pensionati che sono soliti battere la jungla
distributiva fin dalle prime ore dell’alba in branchi disorganizzati e spesso
rabbiosi, di quella virulenza milanese da ombretta al bar, da carte sbattute
sul tavolo in una partitaccia a scopa d’assi.
Che poi li vedi questi
pover’uomini costretti dalla moglie ad accompagnarla nelle ultime frenetiche
compere, che statisticamente riguardano il cibo, dato che i corridoi dell’Iper
riservati ai giochi, alla biancheria, ai detersivi, persino all’elettronica
alla vigilia stavano tristemente deserti, come amanti abbandonati, una via di
mezzo tra la sfortunata signorina di Lampada Osram e il
disperato liceale di Poster,
due degli hit del momento leopardiano-sturmunddrang-mitagliolevene di Claudio
Baglioni.
Perché li avessero mandati da
soli, amen ti organizzi, la chiami sei volte –che il dubbio ti ritorna dopo la
sfoglia, davanti al banco del formaggio: “prendi una fontina, ma non proprio
fontina, anzi meglio più fontinosa, andante, che si scioglie meglio che mi
serve per i guscetti dell’Ikea- ma te la cavi.
Invece quando sei insieme, eh beh
lì è la fine: perché lei ti abbandona con una lista e ti invita ad abbandonare
il carrello e tu piuttosto te lo leghi alla caviglia, perché è la tua sicurezza
il carrello, che hai paura che te lo rubino, no non perché sia prezioso, ma
perché qualche stordito lo confonda, e poi ti difende, ti protegge dalla folla
urlante che ti vocia intorno e che si butta sullo scaffale dove sta esposto il
salmone in offerta.
L’ho ben sentito un marito, la
voce incrinata, scongiurare la consorte di lasciarlo lì, ai margini, insieme al
carrello, per sopravvivere all’assalto.
E poi alla cassa: lì è vero panico
quando sei in coda e lei improvvisamente si ricorda che ha dimenticato qualche
cosa e ti dice di aspettarla lì e non sai mai, mai, che cosa fare se arriva il
tuo turno e lei non è ancora comparsa. Sono di quelle esperienze che segnano la
vita di un marito in modo indelebile.
E così mi gustavo questo
spettacolo la vigilia di Natale prima di avvicinarmi sorridente alla cassa,
perché io non avevo dimenticato nulla e per evitare anche qualche scherzo
dell’ultimo momento, avevo anche spento il cellulare….
Ho letto tutto con piacere. Molto veri e simpatici. Chissà se li avevo già letti? Certe cose non rimangono affatto nella mia memoria di donna, non sono nella norma e a volte dimentico come un uomo. Me ne dovrò preoccupare? Non ho risposto al questionario sulle ristampe perché penso che solo tu puoi e devi gestire come meglio e quando ti va. Ciao :-)
RispondiEliminagrazie Violetta! Sono post vecchi, così vecchi che te li sarai nel caso dimenticati....
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