Mia moglie non finirà mai di
stupirmi. Tra gli infiniti motivi per cui la mia affermazione è sincera, oltre
che vera si intende, c’è la sua capacità di conoscermi meglio di me e di
svelarmi a me stesso. Sorpreso a lavare un vasetto vuoto di marmellata con
acqua calda corrente sono stato ecologicamente redarguito. Dopo la fase uno,
quella della pacata reprimenda (elegantissima: “non c’è bisogno di lavarlo in
quel modo”) è passata a quella dell’addestramento: “basta riempirlo a metà e
poi, chiuso il tappo, agitare più volte. Si pulisce meglio e prima”. Ho
guardato stupito e confuso: “non ci avevo pensato”. “Te l’avevo già detto”. “Mi
sarò dimenticato”, scusa tanto evidente quanto banale. Ed è quando ci si trova
di fronte alla piattezza che viene fuori l’arte, quando devi piantare il chiodo in un muro di
cartone, quando il grigiore del nulla ti costringe a inventare i colori. Così
dopo un secondo di pausa se ne esce con “ho capito: devo spiegarti la teoria
del lavaggio. Perché se ti spiego la filosofia, la teoria, la chimica, allora
te lo ricordi. Se mi limito ad un gesto pratico, non ti si ferma neppure nella
mente”. Chapeau! Sarà perché ha teorizzato il modo di farmi memorizzare che mi
sono ricordato e che adesso scrivo?
Serata fredda e piovosa. Tutti
nell’Ottagono, il cuore della Galleria. C’è il debutto della Wiener Walser
School di Milano. Più di metà dei ballerini, compresi tra i 17 e i 22 anni,
vengono dalle nostre scuole. E’ una bella serata di festa, ci sembra di essere
guardati da tutta Milano. Ed è bello vedere questi ragazzi luminosi, puliti,
normali così immersi nei passi del walzer viennese, vestiti da concerto di
capodanno: tra di loro di sicuro ci sono Silvia e Leo.
Poi andiamo a farci una pizza,
mia moglie, la piccola ed io. Ad un certo punto confabulano tra di loro. Chiedo
che cosa stavano dicendo, sono un po’ sordo, (mia moglie dice che la mia non è
sordità, ma ascolto selettivo che esercito specialmente in famiglia. Smentisco
categoricamente). Chiedo a Franca di farmi da passaparola. Mi guarda stupita.
“Ma come, se avessimo voluto che sentissi ti avremmo lanciato lo sguardo giusto
per farti avvicinare. Ti ho forse guardato così?”. Non capirò proprio
mai….
ci sei riuscito con il post a farti leggere. ma non con la presentazione. troppeparole. tropposincera? 50anni. fra pochissimo io.
RispondiEliminaVero. ma la presentazione è come l'introduzione ad un libro. Non la leggi mai prima, la salti. La leggi dopo, se il libro ti piace, per capire, per fare amicizia.
RispondiEliminaGrazie!
I 50 sono una splendida età!