“A che cosa serve un marito? Me lo sono chiesta tante
volte”.
Comincia così il 2012 di mia moglie. Abbiamo da poco recuperato la
nostra lucidità in questa stanza-camper in muratura, neanche 7 metri quadrati
in questo momento per lo più ricoperti dal letto (-divano) aperto dal quale
appunto con una squisita tenerezza mi guarda, mentre io preparo il caffè.
La domanda mi incuriosisce e spaventa al tempo stesso: da un
lato infatti prevedo sia un complimento, un modo per iniziare con coraggio il
nuovo anno (ma non ci potevano dare un usato sicuro? Meno sorprese e più
concretezza). Dall’altro potrebbe essere la stura per una reprimenda epocale,
un altro modo sereno per iniziare il 2012. Perché molte donne devono essersi
posta questa domanda, di sicuro quella signora che in coda alla Posta sentimmo
esclamare “insomma, avrò diritto anche io a qualche anno di vedovanza!”.
E oggi forse se lo chiedono molto anche le giovani
fidanzate, che finiscono per rispondersi che non serve a nulla, oltre che a
produrre squarci di sensualità, e che per quello non c’è bisogno di caricarsi
delle conseguenze ritenute danni collaterali.
Per fortuna mi risponde: “a darti sicurezze, solidità. Quello che mi dai tu: certezza, speranza”.
Una strada per il futuro? Forse,
quello dipende anche dal fatto che io sono un tipo espressivo (influence nella tipologizzazione DISC)
particolarmente dotato nel posare milioni di prime pietre e solo qualche
briciola di ultima. Per fortuna è compito che tocca a lei.
Le sorrido e per concludere il siparietto , per non privarci
di nulla, le dico:
“sai che stamane ti trovo particolarmente bella?!”
Mi squadra, mi sorride, e mi ringrazia a modo suo:
“Valà che non ti sei ancora messo gli occhiali”
Un quadretto quanto meno idilliaco.
RispondiElimina"A cosa serve un marito?"
"Oh bella, risponderei io, ad accorgerti di quanto sei serena senza".
sherazadeccezionecheconfermasempreleregole
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